IL FALLIMENTO DELLA PROFESSIONE CREATIVA
La tecnica non fa l’artista, il sapere non sostituisce la fantasia. Le professioni creative devono ripensare se stesse e partire dalla considerazione del loro “magnifico fallimento” per ritrovare un nuovo ruolo nella società contemporanea. L’artista a Bolzano spiegherà tuttavia che preferisce registrare un autobiografico “magnifico fallimento” piuttosto che un mediocre successo, così come mai nessun profeta ha visto realizzarsi in vita il suo “progetto creativo”. Fatte le debite proporzioni, Cristo docet ed Ernesto Che Guevara pure.
Il fallimento, benché “magnifico” è il destino cui vanno incontro i professionisti -e aspiranti tali – delle professioni del ”progetto creativo” e della comunicazione necessaria per esprimerlo.
È questa la constatazione/provocazione che il celebre artista-fotografo Oliviero Toscani esporrà alla Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano venerdì 9 novembre alle ore 18. Toscani è il creatore dell’immagine di United Colors of Benetton, divenuto uno dei marchi più celebri al mondo. Conosciuto internazionalmente come la forza creativa dietro i più famosi giornali e marchi dell’Occidente, ha realizzato le campagne pubblicitarie di Esprit, Chanel, Robe di Kappa, Fiorucci, Prenatal, Jesus, Inter, Snai, Toyota, Artemide, Woolworth e altri.
Negli ultimi anni le cosiddette “professioni del progetto e della comunicazione” hanno vissuto un grande cambiamento. Oggi con pochi euro chiunque può permettersi una macchina fotografica e improvvisarsi fotografo, grafico, designer. E questo perché l’accesso agli strumenti di produzione e di distribuzione delle immagini e dei testi è diventato facile, addirittura banale.
Ma allora in questo quadro che senso ha parlare di professione? Chiunque fotografa è un fotografo? Analogamente, sul piano della scrittura, aggiungiamo noi, chiunque abbia un computer e un programma di impaginazione è uno scrittore? Se poi ha anche una stampantina è già un editore? Quindi si pone il problema urgente del tipo di formazione da offrire agli aspiranti della comunicazione.
Certamente non è sufficiente ancorare la formazione a una conoscenza specialistica o strumentale. Proprio perché gli strumenti della comunicazione sono più accessibili nella vita quotidiana, chi intende occuparsi di “progetto”- termine che allude ad un intento di creatività nell’ambito della comunicazione – deve in primo luogo maturare la consapevolezza del proprio ruolo sociale e culturale. Oggi è importante soprattutto avere una idea del mondo, sviluppare una visione critica di quello che succede, sapere interpretare la società in cui si intende operare.
Raccontando la propria esperienza, Oliviero Toscani discuterà con gli studenti e con il pubblico in sala il futuro di quelle “magnifiche professioni” che, se vogliono continuare ad avere senso, devono prima di tutto dichiarare il loro attuale fallimento.