NEONAZISMO OGGI: UN ALZHEIMER COLLETTIVO
Secondo quanto riportato da un quotidiano locale un noto gruppo terroristico tedesco avrebbe incontrato nei pressi di Bolzano, a Caldaro, esponenti della destra sudtirolese.
Le sciagure non vengono mai sole. Sembrava che il massimo che potesse succedere in Alto Adige fosse lo scandalo SEL, la probabile caduta della SVP sotto il 40 %, il prematuro addio del governatore locale Luis Durnwalder, la scure della crisi economica. Macché, non basta. Ora c’è anche “allarme neonazisti” in Alto Adige. Un gruppo terroristico tedesco, già noto alle autorità germaniche per diversi agguati mortali con armi da fuoco contro gli immigrati in Germania avrebbe pianificato di entrare in azione anche in provincia di Bolzano. Sarebbero stati i servizi segreti italiani a scoprire il disegno criminale. Un canale televisivo bavarese ha rivelato che un gruppo neonazista tedesco e uno altoatesino si sarebbero incontrati in Alto Adige per pianificare attentati ai danni di locali gestiti da cittadini extracomunitari in Alto Adige.
Non sono passati nemmeno settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale e qui registriamo simili abnormi estremismi. Ma perché, ci si chiede. Sarà l’ignoranza? il benessere? l’egoismo? Perché odiare lo straniero, l’extracomunitario a tal punto da volerlo distruggere? E’ l’angosciosa paura del nuovo di cui molti, forse troppi parlano, o un semplice alibi per sfogare il proprio ribellismo o il rancore spesso ingiustificato?
E’evidente che una società in crisi come la nostra richieda una ristrutturazione profonda in termini di valori, e che solo la scuola, pilastro portante della società del domani, può edificare. Solo sani processi di integrazione, volti a far comprendere e a comprenderci reciprocamente, senza confondere l’una con l’altra cultura, possono far sì che si creino quegli equilibri fondamentali per una vita sociale equilibrata. Per far questo occorre prima di tutto la volontà e l’attenzione verso il debole.
Un’attenzione che spesso viene confusa con il buonismo. Sarebbe questo un errore gravissimo e pedagogicamente deleterio per tutti, giovani e adulti. Il problema piuttosto è che ognuno di noi cerca sicurezze, solidità esistenziali, e non è facile trovarle. E quanto sta accadendo va invece nella direzione opposta, a testimoniare un preoccupante sintomo di perdita della memoria storica, quasi sindrome di “Alzheimer” collettiva. Ogni società ha subito nella storia inevitabili alti e bassi, ma dimenticare il passato significa negare se stessi ed essere destinati a ripetere gli errori già fatti.
Noi siamo figli dei nostri padri. Riconoscere i fatti storici senza riserve e tentativi revisionistici sono l’unica prevenzione, antidoto e cura per evitare smarrimenti in ideologie estremiste. Toccare il male, per aspirare al bene.