Abbiamo incontrato Paola Ariano, compositrice, pianista, giurista, insegnante, e autrice di pubblicazioni di prestigio.
Paola Ariano nasce a Taranto, intraprende giovanissima lo studio del pianoforte, diplomandosi in breve tempo e brillantemente presso l’Istituto Musicale Pareggiato “G. Paisiello” di Taranto. Nel contempo, frequenta il corso di laurea in Giurisprudenza e, a pochi anni dal diploma in pianoforte, si laurea a pieni voti presso l’Università degli studi di Bari. Attualmente vive a Padova, dove ha completato il suo iter formativo con i diplomi di II livello in Didattica della Musica e in Didattica del pianoforte presso il Conservatorio “C. Pollini” e dove svolge un’intensa attività didattica. Al suo attivo ha diverse pubblicazioni con la casa editrice Armelin Musica Padova. È attiva nella promozione della cultura musicale, in qualità di presidente e direttore artistico dell’Associazione Mozart Italia Padova e di responsabile della Sezione Composizione per la Didattica del Concorso Internazionale Arte Musicale e Talento, promosso dall’ADM di Vicenza. Attualmente, Paola Ariano è un’artista apprezzata anche all’estero ed in particolare a Vienna, dove tiene concerti con le proprie musiche. Proprio a Vienna, lo scorso maggio, presso la Ehrbarsaal, è stata rappresentata in prima assoluta la sua opera Le Luci dell’Anima in versione orchestrale.
Gentile dottoressa, Lei è giurista e musicista. È una combinazione interessante, ma non insolita. Ci sono diversi musicisti laureati in giurisprudenza e diplomati al conservatorio, dico bene?
Già nei tempi addietro quest’accostamento era molto frequente, forse anche perché i giovani che si avviavano agli studi musicali appartenevano a famiglie alto borghesi, per le quali la formazione giuridica era considerata tra le più prestigiose. Oggi spesso troviamo musicisti laureati in Lettere, Filosofia, ma anche in Chimica, Ingegneria e anche in Giurisprudenza. Affiancare gli studi al Conservatorio con quelli universitari richiede grande forza di volontà, perché sono entrambi estremamente impegnativi, ma quando si vive con passione tutte le difficoltà si affrontano come grandi opportunità di crescita. Se apparentemente la Giurisprudenza può sembrare un universo lontano dalla musica, ha in comune con essa il fatto di reggersi su regole e leggi ben precise, solo che nel primo caso le leggi puntano alla piena realizzazione della convivenza civile e tutela dei diritti, mentre nel secondo sono state stabilite attraverso i secoli per dare voce all’anima ed esprimere ciò che le parole non riescono a dire. E come le leggi possono cambiare nel corso del tempo, perché la società cambia, così è anche per la musica perché è comunque attorno all’uomo che essa si plasma, rispecchiandone i desideri, i pensieri, e il suo modo di vivere gli affetti e il mondo che lo circonda.
Si occupa anche di diritto, oppure si dedica esclusivamente alla musica?
Il tempo a disposizione non basta per dedicarmi anche al diritto, ma cerco di tenermi sempre aggiornata in questo campo. Inoltre, quando posso, mi concedo letture su argomenti riguardanti la giustizia, la storia e filosofia del diritto.
Ci parli della musica. Lei insegna, compone e fa concerti. Dove prende l’energia per fare tutto?
La musica è la mia compagna di viaggio da quando ho visto la luce. Quando sono nata, infatti, avevo una sorella più grande che già suonava il pianoforte e, pertanto, il suono di questo straordinario strumento è diventato parte di me sin da subito. Indubbiamente è stato un amore “a primo ascolto”, visto che ho poi cominciato a suonare all’età di sette anni e a comporre all’età di dodici. Si, certo ho una vita intensa, e probabilmente prendo l’energia per fare tutto questo dalla profonda convinzione che quello che faccio è importante sotto molti punti di vista. Innanzitutto, dare il mio contributo come insegnante riesce a dare un valore aggiunto all’esperienza maturata in campo musicale. Il futuro della musica dipende molto dalla qualità dell’insegnamento di questa disciplina e, anche se so di essere controcorrente, mi sento molto onorata di svolgere questa professione.Per quanto riguarda la composizione, la considero un aspetto della mia personalità, in quanto per me, trasformare in suoni ogni istante della mia vita è la cosa più naturale che io riesca a fare. Insomma, tirando le somme, la fonte delle mie composizioni non è altro che la vita stessa, con i suoi dolci frutti e le sue tempeste. Questo è qualcosa a cui non potrei mai rinunciare e che mi dà una sensazione di grande pace interiore, che migliora anche il rapporto con il mondo che mi circonda. La mia musica, quindi, nasce dalla profonda esigenza di esprimere una visione poetica della vita. Il fine ultimo è poi quello di riuscire a condividere tutto questo con il pubblico, in quanto penso che chiunque abbia un talento ha il dovere morale di condividerlo con gli altri. Aggiungo infine un particolare molto importante e cioè che tutto l’entusiasmo per quello che faccio a nulla servirebbe se non avessi al mio fianco un marito e una figlia meravigliosi, che mi capiscono, mi sostengono nelle mie scelte artistiche e che sono disposti a “chiudere un occhio” se qualche volta mi ritiro nel mio mondo fatto di note e pentagrammi.
Presto sarà anche a Rovereto. Ci parli del Suo rapporto con l’Associazione Mozart Italia.
Il mio rapporto con l’Associazione Mozart Italia Padova è di collaborazione e di condivisione di intenti e progetti in campo musicale. Dal 2013 sono infatti Presidente e Direttore artistico dell’Associazione Mozart Italia Padova e a Padova, culla delle arti come la definì Shakespeare, mi adopero per la promozione della cultura musicale in tutte le sue forme, collaborando anche con l’Amministrazione comunale. Certamente per me sarà un grande piacere suonare proprio a Casa Mozart, e un grande ringraziamento va ad Arnaldo Volani e a Marvi Zanoni per la loro calorosa ospitalità.
Oggi in Italia abbiamo numerosi giovani pieni di talento con voglia d’intraprendere la carriera del musicista. Quante possibilità di farcela effettive hanno secondo Lei?
Molto spesso avverto da parte dei musicisti più giovani come un senso di smarrimento di fronte al futuro e la preoccupazione di non farcela. Stiamo vivendo in un momento molto difficile sotto il profilo dell’inserimento nel mondo lavorativo un po’in tutti i campi. Eppure io consiglio sempre di non lasciarsi mai scoraggiare e di aver sempre una visione ottimistica della vita. Non si possono certo quantificare le possibilità effettive di farcela, ma penso che la fortuna aiuta chi ha talento, chi si impegna senza risparmiarsi, chi crede in quello che fa e lo fa con amore e chi è pronto a instaurare relazioni oneste con chi opera nello stesso campo.
Come ultima domanda Le vorrei chiedere cosa significa essere compositori nell’era digitale.
Personalmente, l’era digitale, con i suoi programmi informatici creati apposta per i musicisti, mi agevola nella trascrizione della musica, rendendola più rapida ed evitandomi le cancellature e le imperfezioni tipiche dei manoscritti. Mi dà inoltre il vantaggio di ascoltare subito, anche se con suoni campionati, partiture orchestrali o comunque con più strumenti, ancor prima di affidare le parti a strumenti veri e propri. Le facilitazioni che l’era digitale può concederci non devono però illuderci che comporre musica di qualità possa essere cosa semplice da realizzare, magari assemblando piccole melodie preconfezionate, perché solo lo studio, unito a quella piccola porticina aperta verso l’infinito, può darci qualche possibilità di creare qualcosa di veramente bello.