Non solo Franz Innerhofer, anche Giovanni Battista Daprà fu ucciso dai fascisti in quella domenica di aprile che entrò nella storia come Domenica di Sangue.
100 anni fa, nella notte dall’11 al 12 luglio 1921, morì all’ospedale di Bolzano a causa delle gravi ferite il tirolese di lingua italiana Giovanni Battista Daprà.
Con la deposizione di una corona, domenica 11 luglio presso il monumento all’eroe tirolese Peter Mayr in piazza della Parrocchia, i rappresentanti dell’associazione patriottica sudtirolese “Südtiroler Heimatbund” (SHB) diretta da Roland Lang, rappresentanti della compagnia degli Schützen della Val di Fiemme con il comandante Rodolfo Weber nonché il nuovo comandante degli Schützen sudtirolesi, maggiore Renato des Dorides e le compagnie degli Schützen di Bolzano e Gries, nonché i rappresentanti dell’associazione trentina “Noi Tirolesi” dopo la messa delle 10 nel Duomo di Bolzano, ricorderanno il centesimo anniversario della morte di Giovanni Battista Daprà, seconda vittima dell’aggressione fascista a Bolzano il 24 aprile del 1921. Alla manifestazione è prevista la presenza del vicesindaco di Bolzano, Luis Walcher.
Giovanni Battista Daprà, figlio di Giuseppe Daprà e Maria Maddalena Chinet, era nato il 29 luglio 1843 a Ziano in Val di Fiemme. Dopo la scuola dell’obbligo lavorò nell’industria del legno. Nel 1875 sposò nel suo paese natale la ventiseienne Rosa Pollo (1849-1919). Ebbero cinque figli, tre femmine e due maschi. Dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale la famiglia si trasferì a Bolzano, dove Daprà lavorava come artigiano segantino nella Segheria della famiglia Gasser-Seeberger nella frazione Sill all’inizio dell’entrata in Val Sarentino, oggi trattoria Seeberger in via Castel Novale 11. Il figlio maggiore, Giuseppe Daprà, morì come “Kaiserjäger” nella battaglia contro le truppe italiane a Col di Roda l’otto novembre del 1915 all’età di trentasei anni sotto il fuoco nemico dei soldati italiani.
Il 24 aprile 1921 Giovanni Battista Daprà si trovava al centro della Piazza Erbe il primo pomeriggio di quella tragica domenica, detta Domenica di Sangue, tra gli spettatori del corteo folcloristico e delle bande musicali che si erano piazzati nei pressi della fontana del Nettuno e del negozio della Ditta Held, in mezzo alla piazza. Quando la testa del corteo era già arrivata all’inizio di via Francescani, gruppi di fascisti di fuori provincia armati con mazze e pistole in mano incominciarono a infierire sulla gente inerme. Come confermato da una relazione dell’allora borgomastro di Bolzano dott. Julius Perathoner, diverse bombe a mano furono lanciate direttamente dalla “Banca di Napoli” sui partecipanti della sfilata. Tra i feriti c’era anche Giovanni Battista Daprà. Nonostante le cure dei medici dell’ospedale di Bolzano, Daprà morì nella notte fra il 11 e 12 luglio dello stesso anno. La sua salma fu fatta sparire in fretta e furia da Bolzano e trasferita a Ziano di Fiemme nel tardo pomeriggio del giorno dopo, per essere rapidamente sepolta. Probabilmente le autorità italiane non volevano che i Sudtirolesi dessero l’ultimo addio alla seconda vittima della Domenica di Sangue.
Ora i sudtirolesi insieme a compatrioti della Val di Fiemme vogliono rimediare a questo grave fatto con una Santa messa e una breve commemorazione domenica prossima, 11 luglio per ricordare l’uomo della Val di Fiemme che amava la sua madre terra tirolese e che per scelta di lavoro era diventato un bolzanino.
La ricerca storica sulla vita e il martirio di Giovanni Battista Daprà è stata curata da Günther Rauch e Giorgio Trettel di Ziano.