“Avremmo potuto disporre gratuitamente di diecimila dosi di anticorpi monoclonali e sarebbe potuta partire immediatamente la sperimentazione. Invece, come sempre, Aifa e Ministero hanno operato scelte incomprensibili, che hanno rallentato le opportunità di cura precoce degli Italiani. Quelle dosi sono finite in altri Paesi europei e, quando finalmente hanno deciso qui da noi di abilitare i monoclonali, li abbiamo ovviamente dovuti comprare. Se avessero adottato scelte diverse avremmo avuto diecimila potenziali ricoveri in meno!”. Questo il commento dell’avvocato e presidente del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, Erich Grimaldi, dopo il pronunciamento del Tar del Lazio: il tribunale amministrativo ha accolto l’Istanza del Comitato riguardante la negazione di accesso agli atti, per il Comitato, da parte di Aifa. L’accesso avrebbe consentito di conoscere gli esiti della riunione tenutasi nell’autunno del 2020 tra Aifa e la società “Eli Lilly”, produttrice di anticorpi monoclonali e che aveva proposto all’Italia una sperimentazione gratuita. Sperimentazione che, tuttavia, l’Agenzia Italiana del Farmaco unitamente al Ministero della Salute rifiutarono (l’approfondimento nel nostro servizio del 19 dicembre: https://www.buongiornosuedtirol.it/2020/12/il-comitato-cura-domiciliare-covid-chiede-gli-atti-ad-aifa-per-lomesso-utilizzo-dei-monoclonali/). Una decisione, quella di Aifa e Ministero, davvero incomprensibile, come sottolineato anche dalla portavoce del gruppo delle terapie domiciliari, Valentina Rigano: “La validazione di terapie precoci avrebbe dovuto essere sempre al primo posto in tutte le scelte operate durante l’emergenza. La vittoria di oggi è merito del nostro presidente Grimaldi, tuttavia attendiamo ancora risposte sul perché non sia stato preso in considerazione il lavoro dei nostri medici”. La vicenda legata alla possibile sperimentazione gratuita con gli anticorpi monoclonali risale al 29 ottobre scorso, quando “Il Fatto Quotidiano” pubblicò la notizia di una riunione organizzata da Aifa, alla quale parteciparono il professor Giovanni Rezza (attuale Direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute), il dottor Giuseppe Ippolito (infettivologo del Cts e direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani), al fine di valutare l’avvio, in Italia, della sperimentazione gratuita di almeno diecimila dosi di “Bamlanivimab” o “LY-CoV555”, meglio noto come “anticorpo monoclonale”, prodotto dalla multinazionale americana “Eli Lilly”. Una volta appresa la notizia, il Comitato Cura Domiciliare Covid-19 inviò ad Aifa, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero della Salute e a tutte le Regioni e Province Autonome, una richiesta di accesso agli atti “con riferimento a tutti i verbali, documenti ed informazioni relativi alla predetta riunione del 29 ottobre 2020”. Non solo: nella stessa richiesta il Comitato chiese formalmente ad Aifa e al Ministero della Salute di attivarsi con urgenza, per rendere tale terapia fruibile sull’intero territorio nazionale. L’1 febbraio scorso Aifa rispose “picche” al Comitato, sostenendo che non aveva diritto a visionare i documenti e che la loro divulgazione avrebbe rappresentato sostanzialmente il pericolo della diffusione di dati sensibili e l’eccezione di incompetenza territoriale, avendo il Comitato sede a Napoli. Con la collaborazione del collega Luca Rubinacci, il legale Grimaldi preparò allora la controffensiva, ricorrendo al Tar. Oggi lo storico pronunciamento: secondo il giudice del tribunale amministrativo, il “Comitato per il diritto alla cura tempestiva domiciliare nell’epidemia di Covid-19, nato da un gruppo di cittadini e medici per fornire supporto ai cittadini durante l’emergenza Covid-19, per scambiarsi informazioni cliniche e mettere a punto un protocollo di cure domiciliare in assenza di direttive specifiche, tutelare il diritto alla cura dei cittadini e dei malati di Covid-19 nel corso della pandemia virale, con particolare riferimento al diritto a ricevere cure adeguate a livello domiciliare da parte del Servizio Sanitario Nazionale in ogni regione italiana, è abilitato ad agire su tutto il territorio nazionale per la difesa degli interessi dei cittadini e per l’affermazione dei loro diritti, sia in via stragiudiziale che giudiziale, avanti a qualunque Autorità nazionale o internazionale o Ente”. Ora si potrà fare finalmente luce sull’annosa questione, in quanto il Tar del Lazio ha intimato ad Aifa di consentire al Comitato l’accesso ai documenti richiesti, con la sola eccezione dei rendiconti, per cui ha espresso il diniego. Il momento della verità si avvicina.
Foto/c-UCDL e Comitato Cura Domiciliare Covid19