Giornata Internazionale dell’Ostetrica 2022, a Castel Mareccio di Bolzano emergono le difficoltà della professione dell’ostetrica

Noi ostetriche parliamo con le mani, con gli occhi, con la nostra mimica e a volte con Google Translate.”, è così che le ostetriche descrivono il loro lavoro con le donne migranti quando non possono avere mediatori culturali al loro fianco.
La comunicazione funziona, ma purtroppo non così bene come dovrebbe, lo dimostrano i dati in modo particolarmente chiaro, perché le donne migranti hanno più probabilità di avere complicazioni durante la gravidanza e il parto. Le ragioni sono molteplici, le donne migranti hanno meno accesso alle informazioni importanti, meno dimestichezza con le istituzioni pubbliche, fanno meno ricorso agli esami diagnostici. Ecco perché è fondamentale che le ostetriche e gli altri professionisti che ruotano attorno alla nascita si impegnino nella comunicazione e, soprattutto, nel cercare di instaurare una buona relazione, perché solo quando c’è fiducia le donne si aprono e raccontano i loro veri bisogni e preoccupazioni. “Spesso la comunicazione funziona meglio con una mediatrice rispetto che con i mariti accompagnatori”, raccontano le ostetriche durante lo scambio avvenuto il 5 maggio scorso a Castel Mareccio, in occasione della Giornata Internazionale dell’Ostetrica 2022.
Le donne hanno diritto ad una buona assistenza durante la gravidanza, il parto, il post-partum, ma anche durante l’allattamento o in caso di malattie, e questo richiede tempo.
Il 21% delle donne assistite in Alto Adige sono migranti, “nell’ospedale di Bolzano sono addirittura il 35%”, dice la ginecologa Christa Schrettenbrunner. “In futuro, sarà necessario preparare ancora di più le ostetriche, durante la formazione, alla comunicazione multiculturale e all’etica”. Schrettenbrunner è stata ospite, in qualità di relatrice, insieme a Silvia Gretter del Distretto Sociale di Merano, Antonina Marasca presidente dell’associazione Donne Nissa`, la mediatrice pakistana Mahjebeen Saeed e l’ostetrica Gaia Mureda.
Ilaria Gazzetta ha presentato la sua tesi di laurea, trattando il ruolo dell’ostetrica tra le donne con un background migratorio: la solitudine di queste donne è grande, per questo è necessario, non solo un ottimale approccio assitenziale tra le donne migranti e i professionisti, ma anche la possibilità di fare rete con altre donne.
Il progetto “Family Support”, già attivo offre, per esempio, anche alle donne migranti un sostegno per integrarsi meglio: le cosiddette “madrine” accompagnano e sostengono le giovani famiglie.
L’ostetrica Gaia Mureda ha sottolineato l’importanza di comprendere che alla base vi è sempre “l’essere donna”. Mureda offre corsi sulla salute delle donne, la sessualità e la contraccezione in varie strutture come le case di accoglienza per i rifugiati, le case per le donne o le scuole.
“Il passo più importante – dice Mureda – da parte nostra per una buona relazione è mettere da parte i pregiudizi.”

Foto, Antonina Marasca Mahjebeen Saeed di Donne Nissà