Siamo alla 48° edizione per una delle rassegne musicali più longeve del panorama altoatesino: il Festival di Musica Contemporanea diretto da Hubert Stuppner, il cui programma si dipanerà dal 15 ottobre al 4 dicembre sui palcoscenici bolzanini.
Il Festival di Musica Contemporanea si dedica anno dopo anno, con il concorso di varie istituzioni – Südtiroler Künstlerbund, orchestra da Camera Windkraft, Conservatorio Monteverdi di Bolzano ed ensembles specializzati nazionali e internazionali – principalmente ai compositori viventi della Regione, estendendo lo sguardo anche alla produzione internazionale nel campo di nuovi linguaggi e pratiche esecutive.
La domanda che ci si pone ogni anno nella stesura del programma è quanto siano originali le opere che il festival intende proporre al pubblico. Si sa che la musica contemporanea in generale non è più autonoma e priva di significati extramusicali, come richiesto ancora agli albori dell’avanguardia degli esordi. La musica postmoderna porta in sé la necessità di comunicare attraverso suggestioni e riferimenti ad altri ambiti artistici o del pensiero. Un esempio di questo paradigma si ha già con il concerto di apertura nella Chiesa dei Francescani il 15 ottobre alle ore 20.00, eseguito dal Coro da camera „Alla Breve“ e dall’Orchestra „InnStrumenti“ di Innsbruck, che ha per titolo “Le vie verso la luce“ e che dimostra con due prime assolute, una del meranese Mathias J. Schmidhammer e un’altra dell tirolese Michael H.P. Huber, che non sono solo i suoni a stimolare l’interesse, ma anche i contenuti spirituali che essi esplicitano nei loro propositi estetici. Ne è un esempio la composizione di Mathias Schmidhammer, che titola “Via dalla luce“, riferendosi a citazioni da Platone, Galilei e Einstein; oppure l’opera “Paradiso delle sofferenze“, nella quale Michael Huber interpreta musicalmente l’oscuramento della luce sotto una nube di bombe.
Passando in rassegna le nuove composizioni presentate nella rassegna, vediamo che ricorre a significati extramusicali anche il giovane compositore italiano Giuseppe Gammino, il quale titola la sua nuova composizione „e non cominciarono neppure a vivere“ riferendosi alle vite che non sono neppure nate, mentre il compositore trentino Fabio Cifariello Ciardi, di cui il 4 dicembre verrà eseguita “Elevator Pitch”, include nella sua nuova composizione le vive voci delle guerre in Nagorno Karabach e in Ucraina. Il giovane Simon Gamper traduce invece l’immagine della morte in una particolare struttura musicale, un esistenzialismo che traspare anche dalla nuova composizione di Alexander Kaiser dal titolo “It seems to have no meaning anymore…“ , in cui egli dubita che nell’arte attuale vi siano ancora certezze condivise.
Manuela Kerer dal canto suo traduce i gangli cerebrali in densità e contrappunti dagli esiti assai complessi, mentre il compositore veronese Marco Stroppa cita come fonte del suo quartetto “Un segno nello spazio“ alcune curiose storie di Italo Calvino. Josef Haller si è fatto ispirare per la sua prima da un dipinto surreale di Salvador Dalì ed Hannes Kerschbaumer si è inventato per il suo nuovissimo quartetto, sulla scorta della platonica Atlantide, un supercontinente di nome “Aurica“.
Anche per Alessio Ferrante appare assai attrattiva la mitologia, titola infatti il suo nuovo lavoro “Nel mare un canto”, evocando con suoni inauditi le Sirene nell’orecchio di Ulisse. La giovane compositrice austriaca Hannah Eisendle lavora soprattutto con la multimedialità e l’interazione di diverse discipline, trascendendo così con altri mezzi il mero comporre con suoni. Wolfgang Mitterer invece confida nei mezzi espressivi elettronici per descrivere i venti di Eolo nella sua nuova opera “Couleurs de la vent”. Più sul piano ludico e ironico agiscono infine Helga Plankensteiner e Michael Lösch nella loro opera a quattro mani “Ping-Pong”.
Per immergersi nella musica autonoma o autoreferenziale, che non rimanda a contenuti esterni, bisogna attendere la prima di Felix Nussbaumer, dal titolo “Metakörper I” per clarinetto basso e live electronic, che chiuderà la rassegna il 4 dicembre. Anche “Minus” di Eduard Demetz si affida ai suoni e a null’altro che ai suoni. Così anche Caroline Profanter, che si definisce un’ “acusmatica”, che si esprime esclusivamente con mezzi elettronici e raffinate costellazioni di altoparlanti.
Completa il programma una produzione del Conservatorio, che partecipa al festival con un concerto monografico per fiati, diretto da Maurizio Colasanti, dedicato al neoclassicismo dopo Stravinsky, appuntamento che si terrà il 3 dicembre alle ore 18.00 presso il Centro Trevi.
Tutte le commissioni per le nuove opere sono stanziate in parte dal Festival e in parte dal „Südtiroler Künstlerbund“.
I biglietti per gli spettacoli sono acquistabili esclusivamente alla cassa serale.
Foto, Vocalensemble Alla Breve/c-P. Salcher