«Affresco Bolzanino»: quando il libro esce dal libro e diventa spettacolo

Foto/c-Ivan Perretta
Foto/c-Gianfranco Magi
Foto, Claudio Testini

Quanto accaduto sere fa in quel di Bolzano, prova come le vie della conoscenza, e anche in un certo senso della cultura, possano passare per i percorsi più inattesi. Come quello della comunicazione multidisciplinare: che, senza venir meno ai requisiti dello “spettacolo”, ha in più il risvolto di far tornare lo spettatore a casa arricchito di qualcosa.

Alla Sala Europa di via del Ronco è andata in scena la “prima” della performance multimediale «AFFRESCO BOLZANINO», completamente centrata sul capoluogo altoatesino. Più precisamente sulle sue vicissitudini e ricchezze, sulla sua storia e la sua arte, sulla sua natura e le sue preziosità. Un lavoro interamente tratto dal libro di Claudio Calabrese “Bolzano nel segno dei tempi” (edizioni Praxis), del quale rappresenta la riduzione scenica a cura dei performers di New Eos Performing Arts Mara Da Roit, Patrizio Zindaco e Luca Dall’Asta – i primi due nel ruolo di voci recitanti, il terzo preposto alle musiche dal vivo -, curatori essi stessi dell’inedito progetto artistico. 

Frutto di mesi di gestazione e di un’autoregia corale, funzionale all’intreccio parole-musica-immagini che contraddistingue la compagnia altoatesina, lo spettacolo ha ottenuto il primo interessante risultato prima ancora di cominciare, vale a dire in termini di risposta del pubblico. Una sala gremita, e ulteriormente affollatasi in corso di svolgimento – tanto da essere stati dirottati, gli ultimi arrivati, sulla balconata soprastante – ha fatto in effetti da scenario alla rappresentazione, circostanza che si presta a essere letta in controluce come la dimostrazione di una comunità matura, interessata, e che non chiede solo divertimento puro ma anche, o comunque contestualmente, occasioni per apprendere, per scoprire, per aumentare il proprio bagaglio di conoscenze e magari portare a casa nuovi stimoli. E nel caso specifico la ragione può verosimilmente avere una decodifica aggiuntiva: voglia di conoscere meglio la propria città, o, a seconda dei casi, la città in cui si lavora, in cui ci si reca in funzione dei propri interessi e delle proprie attività o anche solo occasionalmente. Non per niente vi erano fra il pubblico anche presenze da altri comuni e perfino dal Trentino.

L’attenzione degli spettatori è stata molteplicemente catturata: in primis ovviamente dalle descrizioni a parole – frutto della penna di Calabrese, passata attraverso l’alternanza delle due voci narranti – di innumerevoli siti e attrattive, più o meno nascosti, di Bolzano. Il tutto, intrecciato a tasselli di storia, cronaca, ma anche a spigolature e curiosità, molte delle quali poco o affatto note ai più.

Di pari passo, le percezioni acustiche sono risultate emozionalmente amplificate dalla colonna sonora, interpretata dal vivo fondendosi alle voci. E a completare le suggestioni, ma in realtà si potrebbe anche dire… a completare il taglio di concretezza, ci hanno pensato le immagini: testimonianze visive che, corredando ogni passaggio, hanno proiettato fatto sentire la platea stessa proiettata nella narrazione.
 
Il percorso si è snodato attraverso la città in funzione di collegamenti ora di traiettoria, ora tematici. Ecco allora il Centro storico, nella sua ricchezza di architetture, di storia e di arte: da piazza Walther ai Portici e via Museo, da piazza del Grano al Duomo e ad altre strutture religiose alberganti piccole-grandi meraviglie; non senza ricomprendere nello sguardo piazza Verdi com’era e com’è, la scenografica via Cassa di Risparmio, eccetera eccetera. Ma focus anche sul quartiere di Gries con la sua Basilica, la ex Parrocchiale e i rispettivi tesori, le verdi passeggiate del Guncina, il tratto di congiunzione con la città vecchia, persino i resti di un castello forse nemmeno percepito da alcuni bolzanini. Poi altri castelli, quelli sì ampiamente noti, ma forse non “sentiti” dal passante poco conscio quanto meritano le loro peculiarità. E altre direttrici concettualmente collegate a tempi più recenti: da piazza Tribunale e Corso Italia alle ex Semirurali, con la loro storia che è stata documentata anche visivamente. Fino a un significativo affaccio su Oltrisarco/Aslago, non privo di toni forti legati a un accadimento del passato. E in mezzo a tutto quanto qui citato esemplificativamente, tanti altri tasselli che non è bene rivelare nel completo per non togliere il gusto della scoperta a chi vedrà lo spettacolo in momenti successivi.

È peraltro un progetto artistico, «Affresco Bolzanino», che non vuole arrogarsi il requisito dell’esaustività sul “tema Bolzano”, hanno precisato gli artisti a nome anche dell’autore introducendo la performance, ma che certamente mira sullo sfondo a portare pillole di conoscenza e stuzzicare la curiosità: antidoto alla per molti istintiva e forse comprensibile tendenza a riservare uno sguardo troppo poco attento e consapevole al luogo in cui si vive. Laddove per quanto si riferisce a Bolzano, già gli innumerevoli punti toccati dallo spettacolo, che a propria volta è un condensato del libro di Calabrese, palesano con chiarezza incontrovertibile quanto ci sia da sapere sul suo conto. Non senza rimanere colpiti da ciò che forse sfuggiva alle proprie cognizioni.

Gli applausi scroscianti, al termine, hanno decretato una “prima” andata indubbiamente a buon fine. Un risultato giustamente gratificante per i tre interpreti, e al tempo stesso per l’autore del libro e per la contitolare della casa editrice, presente in sala. “Dopo decenni di attività nel mondo dell’editoria”, ha commentato Pinuccia Di Gesaro sul palco, “vedere questa folta platea entusiasta per uno spettacolo tratto da un nostro libro è una gioia”. Una considerazione uscita d’istinto e manifestamente sull’onda dell’emozione. Ma che a ben guardare ha messo a fuoco nella sua semplicità, più di qualsiasi analisi complessa, quel che in sostanza si era appena verificato e cosa di bello possa ancora succedere a una pubblicazione già di successo quando il libro “esce dal libro”, si sposa a linguaggi complementari alla lettura propriamente detta, acquisisce una vita parallela, raggiunge nuovi “lettori”: dove quel che conta è che a raggiungere nuovi destinatari siano i contenuti. E questa la si potrebbe definire davvero la miglior concretizzazione di un’operazione di cultura/spettacolo del genere, come ci hanno confermato a margine i tre componenti di New Eos Performing Arts, approfittandone anche per spiegarci il loro approccio registico alla cosa.

“Questa produzione”, così Da Roit, Zindaco e Dall’Asta, “ci ha portati a misurarci molto più dei nostri lavori precedenti con una dimensione virante al documentaristico. Ciò ci ha fatto sentire come missione intrinseca il far sì che lo spettatore lasci la sala pervaso in qualche modo da ciò che ha sentito, visto e forse in parte scoperto, più che da valutazioni di contorno. Di conseguenza abbiamo deciso di privilegiare il lato comunicativo e abbiamo lavorato su interpretazioni misurate, non troppo teatrali. Siamo felici che siano arrivate al pubblico, o alla maggior parte di esso per quanto a nostra conoscenza, come era nostro obiettivo. Dove poi la maggiore soddisfazione è stata sentirci testimoniare che il percorso intrapreso nell’ora e poco più di durata dello spettacolo ha indotto nella platea coinvolgimento e anche un meccanismo di curiosità spicciola, nel senso di aspettativa rispetto a quale sarebbe stato il prossimo luogo o la prossima attrattiva di Bolzano mostrati su schermo e spiegati da noi tramite le parole di Claudio Calabrese, di cui siamo con gioia veicolatori.”

Riguardo alla riuscita serata a Sala Europa, è da menzionare infine con merito la Circoscrizione Europa-Novacella del Comune di Bolzano con il presidente Christian Battisti, per la scelta di chiudere con una proposta così particolare e non scontata la stagione degli eventi estivi 2023. Stagione lodata, nel suo saluto iniziale, dall’assessore comunale Angelo Gennaccaro; il quale nell’occasione si è caldamente complimentato con la compagnia New Eos per il proprio slancio nei confronti della città di Bolzano. 

Foto, da sinistra Luca Dall’Asta, Mara Da Roit, Pinuccia Di Gesaro e Patrizio Zindaco/c-ClaudioTestini