Il Governo approva il disegno di legge in materia di sicurezza, difesa e soccorso pubblico

Il 16 novembre è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il disegno di legge portante le firme del Ministro dell’Interno Piantedosi, del Ministro della giustizia Nordio e del Ministro della Difesa Crosetto per quanto riguarda la sicurezza pubblica, la tutela delle forze di polizia, delle vittime dell’usura e dei reati di tipo mafioso.

Il disegno di legge proposto ed approvato interviene su vari punti, quali la prevenzione e il contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata, così come i beni sequestrati ed i controlli di polizia, la sicurezza urbana, la tutela del personale delle forze di polizia, delle forze armate e del corpo nazionale dei vigili del fuoco, la tutela delle vittime di usura e l’ordinamento penitenziario.

Innanzitutto, si estende il sistema di prevenzione e di contrasto al terrorismo e, più in generale, alla criminalità organizzata, introducendo il reato di “detenzione di materiale con finalità di terrorismo”, con l’obiettivo di punire chiunque sia in possesso di materiale destinato alla preparazione di atti terroristici. È prevista poi una più minuziosa verifica della documentazione antimafia da parte delle imprese e l’assicurazione di protezione dei collaboratori di giustizia, estendendo la copertura anche ai famigliari. Per quanto concerne i beni confiscati, si modificano alcune norme per incentivare la collaborazione tra amministratore giudiziario e giudice, stabilendo e mettendo in evidenzia gli eventuali abusi.

Per quanto riguarda la sicurezza urbana, è prevista l’introduzione del reato di “occupazione arbitraria di immobili destinati a domicili altrui”, ossia una norma destinata a perseguire chi occupa senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui o ne ostacola il rientro del medesimo proprietario. Una norma per velocizzare lo sgombero delle occupazioni abusive, come ad esempio alcuni centri sociali. Un ulteriore modifica è prevista per la “truffa aggravata” diretta a chi approfitta di circostanze che portano ad ostacolare la pubblica o privata difesa. Viene cancellato, inoltre, l’obbligo dei giudici di poter sospendere l’esecuzione della pena per donne incinte o con figli a carico fino ad un anno d’età.

Si annunciano modifiche anche in termini di tutela delle forze di polizia. Si prevede la pena per chi violenta, minaccia o resiste a un pubblico ufficiale, estendendolo anche a chi lesiona il pubblico ufficiale, l’agente di sicurezza o la polizia giudiziaria. Verranno puniti coloro che imbrattano beni statali, come ad esempio nel caso di proteste da parte degli attivisti ecologici, considerando l’atto come “reato contro lo Stato” o a discapito di esso. Si comunicano, inoltre, più strette sanzioni per chi trasgredisce prescrizioni emesse dal personale dei servizi di sicurezza (come, ad esempio, chi si rifiuta di mostrare i documenti di giuda qualora venisse fermato o di permettere agli agenti l’ispezione della vettura) e per richiedenti asilo in strutture di accoglienza o penitenziari.

E poi c’è un punto che fa discutere, che è tutt’altro che chiaro, anche perché nello stesso comunicato non viene specificato né il “perché”, né il “come”. Viene autorizzato agli agenti di pubblica sicurezza di “portare senza licenza un’arma diversa da quella di ordinanza quando non sono in servizio”. Cioè, ad un agente della pubblica sicurezza, ad un impiegato dello Stato al servizio del cittadino viene concesso di poter possedere, oltre all’arma già consegnatagli dal dipartimento di Polizia, un ulteriore arma. Tutto ciò senza dover portare una licenza. Una rischiosa proposta con pressoché zero motivazioni correlate. Quando potranno usare l’arma? In che modo? Siamo sicuri che questo non incentivi gli atti d’abuso proprio dagli stessi agenti di pubblica sicurezza? Tante domande, poche risposte.

Da quando ha avuto luogo l’episodio (o meglio, l’omicidio) di Stefano Cucchi, morto a 31 anni il 22 ottobre del 2009, il quale è stato brutalmente pestato fino alla morte dai Carabinieri mentre si trovava in custodia cautelare per possesso di qualche grammo di diversi stupefacenti, trapela un senso di diffidenza nei confronti degli agenti di sicurezza pubblica. Consentire a costoro di possedere armi quando si trovano fuori servizio non fa che accrescere questo timore di futuri abusi. Insomma, saranno attesi dei chiarimenti riguardo a questo punto e qualche spiegazione in più.

Foto, Giorgia Meloni