Vivono in Italia, frequentano le scuole italiane, parlano l’italiano come e a volte meglio di noi, ma per la legge non sono italiani. Sono i “nuovi italiani senza Patria”: più di un milione di ragazze e ragazzi privi della cittadinanza italiana, perché sono nati o cresciuti fin da piccoli nella Penisola, ma sono figli di genitori stranieri. Italiani di fatto, ma non di diritto.
A questo tema di grande e concreta attualità è dedicato l’incontro-intervista di Federico Guiglia, il prossimo venerdì 22 marzo alle ore 18, promosso dall’Accademia di Merano presso la propria sede in via Innerhofer, 1 per il ciclo dei “Dialoghi Merano”. Ospite della serata l’avvocato Hilarry Sedu, esperto di diritto degli stranieri e primo consigliere italiano afro-discendente eletto in un Ordine professionale -quello di Napoli, e per due volte- nella storia d’Italia.
L’avvocato Sedu, che è uno dei più qualificati conoscitori della questione, è arrivato in Italia con i suoi genitori proveniente dalla Nigeria quando aveva appena sei mesi. Luogo del suo destino Castelvolturno, in provincia di Caserta, dove ha trascorso l’infanzia iniziando a giocare a calcio a 13 anni per poi diventare giocatore professionista nelle categorie minori. Ma la sua passione più grande è presto diventata il diritto e la legge. Nel 2013 Hilarry Sedu ha conseguito la laurea in giurisprudenza alla Federico II di Napoli e poi il master in Politica migratoria e Diritto all’immigrazione.
Tra “ius soli” e “ius sanguinis”, tra “ius culturae” e “ius scholae” il Parlamento non ha ancora deciso quale strada intraprendere per -e se- riconoscere la cittadinanza italiana al milione di giovani che ancora aspettano. Pochi anni fa proprio al traguardo si arenò una legge che avrebbe regolato la materia in modo nuovo. È un tema che abbraccia la politica e la giurisprudenza, l’identità e l’immigrazione, la civiltà nel senso più ampio della parola, e che suscita polemiche e paure spesso del tutto infondate.
L’incontro ha l’obiettivo di far conoscere la realtà di questi “italiani invisibili” per la legge, eppur da tutti conosciuti, perché vivono con noi da anni e sono parte integrante e consapevole della nostra società e delle nostre comunità. Vogliono essere italiani, ma non possono ancora esserlo.