Un appello del CRAIS in occasione della Giornata nazionale dei ragazzi e delle ragazze che crescono “fuori famiglia”

Oggi si celebra il “Care leavers day”, la giornata nazionale dei ragazzi e delle ragazze che crescono “fuori famiglia”: in comunità, residenze assistite, case-famiglia o in affidamento.

Nel 2023, in Italia, circa tremila giovani, superata la maggiore età, hanno dovuto lasciare la Comunità e l’ambiente in cui sono cresciuti, trovandosi spesso da soli, disorientati, senza una casa, un lavoro, un sostegno sociale adeguato.

In Alto Adige l’invito a rafforzare l’accompagnamento all’autonomia di chi ha concluso percorsi di accoglienza in Comunità o in affido viene dal CRAIS, il Coordinamento delle strutture socio-pedagogiche della provincia di Bolzano.

Vi aderiscono nove organizzazioni che, in collaborazione con Provincia Autonoma, servizi sociali e sanitari territoriali, gestiscono strutture residenziali e diurne per minori: “Comunità Murialdo Trentino Alto Adige”, le Cooperative “Eos”, “Kinderdorf”, “SOVI”, le Fondazioni “Opera Serafica”, “Liebeswerk” e “San Nicolò”, le Associazioni “Volontarius”, “Promosolida”, “La Strada Der Weg”.

Le ragazze e i ragazzi che escono dal sistema delle tutele per minori necessitano ancora di affiancamento e supporto mentre stanno gradualmente costruendo il proprio futuro.

In Comunità o in affidamento hanno vissuto esperienze relazionali positive, che hanno permesso di riparare traumi subiti nell’infanzia con figure parentali. L’ambiente favorevole li ha aiutati a rispecchiarsi, a comprendere e accettare le ombre del passato, a trarre spunti per la ricostruzione della propria identità.

Il bisogno di una relazione affettiva ed emotiva stabile, che compensi precedenti esperienze di abbandono, è particolarmente forte e permane nel tempo, non si esaurisce con la maggiore età.

Per esplorare il mondo e mettersi in gioco c’è ancora bisogno di punti di riferimento, di adulti significativi su cui contare nei momenti di incertezza e scoramento, di un posto sicuro in cui tornare quando si è stanchi o se ne ha voglia.

Questo hanno sperimentato in Comunità, con educatrici ed educatori, e tale funzione di accompagnamento dovrebbe poter proseguire, in altri modi e altri tempi, anche dopo la loro uscita di “casa” e il distacco dalla “famiglia”.