Sinodo mondiale: servono tempo, ascolto e apertura

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Tre anni fa papa Francesco ha aperto il Sinodo mondiale, che si avvia a conclusione a Roma nell’autunno del 2024. In particolare, dibatte la questione dei compiti che la Chiesa deve affrontare nel mondo di oggi. Ieri due esperti, il giornalista Marco Politi e il parroco Michael Berentzen, hanno fatto il punto sul Sinodo mondiale  all’Accademia Cusano a Bressanone. Berentzen ha sottolineato che la sinodalità richiede tempo, cooperazione e ascolto, Politi ha rimarcato la significativa inclusione delle donne.
Il Sinodo mondiale avviato nel 2021, con i passi compiuti e le aspettative, è stato al centro del convegno promosso da Accademia Cusano e Ufficio pastorale diocesano. Marco Politi, vaticanista e scrittore, e don Michael Berentzen, assistente nella segreteria del Sinodo mondiale, hanno parlato di temi, sfide ed esperienze dei primi due anni di lavoro. Politi si è soffermato sul Sinodo come tappa difficile del pontificato, mentre Berentzen su come osare più sinodalità.
Il Sinodo è un passaggio cruciale, ha detto Politi, perché si è concluso il primo decennio del pontificato, siamo nella fase finale della stagione di Bergoglio “e lo stesso Papa ha voluto che questo Sinodo fosse dedicato a un grande inventario della situazione della Chiesa. Quindi non più come in passato un tema singolo, ma toccare tutti i grandi temi del rapporto con il mondo.” Politi ha sottolineato le innovazioni apportate dal Sinodo: “Uno degli sviluppi più significativi è l’inclusione di 54 donne con diritto di voto. Questo sottolinea la relazione fra unità e legittima diversità all’interno della Chiesa. La nostra Chiesa è presente nei cinque continenti e questa diversità fa bene ed è necessaria. Nessuno sa esattamente cosa accadrà in seguito, perché il Sinodo non si conclude con la sessione di ottobre 2024. Come Chiesa siamo e restiamo in cammino come Chiesa”.
Berentzen ha parlato di un clima sinodale dinamico e pieno di fiducia, un incoraggiamento a lavorare in questa Chiesa. Ha spiegato che sinodalità non significa andare da soli, non clericalismo, non voler imporre la propria opinione, ma piuttosto si esprime nella volontà di stare insieme: la volontà di coesione, di non stare fermi. Il relatore ha ricordato l’auspicio di papa Francesco per il Sinodo: che tutti abbiano qualcosa da dire, secondo le diverse responsabilità. Berentzen ha infine precisato che la sinodalità è un processo, non un evento, quindi ha bisogno di tempo ed è accompagnato dalla domanda essenziale: dove e come opera lo Spirito di Dio?
I primi due anni del Sinodo hanno visto in primo piano il processo di ascolto in ogni diocesi del mondo, come chiesto da papa Francesco. In ogni chiesa locale, compresa la diocesi di Bolzano-Bressanone, i fedeli sono stati consultati e ascoltati. I risultati di questo processo nelle singole diocesi sono stati comunicati alla Segreteria del Sinodo dei Vescovi a Roma e sono confluiti in un processo di riflessione e discernimento da parte delle singole conferenze episcopali nazionali. In una fase successiva, le conferenze episcopali continentali discuteranno i risultati prima che il processo prosegua e si concluda a Roma nell’autunno 2024.

Foto, da sinistra, il direttore dell’Ufficio pastorale Reinhard Demetz, Marco Politi, la direttrice della Cusano Claudia Santer e Michael Berentzen/c-Diocesi/Michelini

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