Madeira, l’arcipelago appartenente al Portogallo nell’Oceano Atlantico, è da sempre una meta ambita del turismo internazionale grazie alle sue meraviglie naturali e ai suoi tramonti mozzafiato.
Esiste però anche una Madeira che non tutti vedono, nascosta agli occhi delle masse dei turisti che ogni giorno la visitano.
Appena atterrati all’aeroporto di Madeira “Cristiano Ronaldo” ci si rende conto della imponente antropizzazione del territorio, la stessa pista di atterraggio è stata costruita tagliando completamente la montagna che si affacciava sul mare, rendendola così edificabile per la realizzazione dell’aeroporto.
Da qui si prende un taxi o l’auto a noleggio offerta dai numerosi stand situati all’uscita del gate per poter raggiungere, esclusivamente con i mezzi propri, le località uniche dell’isola.
Esiste un trasporto pubblico locale fornito da vecchie corriere, ma il servizio è scadente e non con una cadenza oraria frequente, rendendo impossibile lo spostamento con i mezzi pubblici.
Mentre si percorre la “VR1”, una superstrada a quattro corsie edificata su numerosi viadotti e gallerie, si inizia a scorgere il paesaggio costiero dell’isola caratterizzato da ripidi promontori e spiagge di sassi bagnate dall’acqua dell’Oceano Atlantico.
Si nota subito l’enorme edificazione di grandi hotel e resort per i turisti, ville private all’ultima moda di design accostate alle vecchie case rustiche molto spesso abbandonate e disabitate, ormai estranee al nuovo contesto dell’isola.
A Madeira sono famose le diverse passeggiate che partono dalla costa fino ad arrivare nella parte più montana dell’isola, dove si trovano vette fino ai 1860 metri di altitudine, come “ Pico Ruivo”, che consentono di ammirare panorami mozzafiato unici e indimenticabili.
Purtroppo lungo i vari sentieri o le strade si vedono i rifiuti di plastica lasciati dal turismo di massa, spesso caratterizzato da individui incuranti dell’ambiente circostante a cui interessa soltanto il divertimento e lo svago senza preoccuparsi troppo delle loro azioni.
Eppure sembra che questo turismo a molti isolani non dispiaccia, probabilmente per una ragione economica.
Perdendomi in una strada verso la città di Calheta mi sono imbattuto in un enorme cantiere ben nascosto agli occhi dei visitatori circondato da grandi cartelli con scritto “passaggio vietato, lavori in costruzione”, dove operavano ruspe e camion impegnati a spostare enormi quantità di terra per spianare un promontorio che dà sul mare.
Chiedendo informazioni su ciò che avevo visto a una signora che lavorava nel bar del paese, mi rispose che stavano costruendo un grande campo da golf, probabilmente con un resort, per i turisti.
Immaginando l’impatto naturale e visivo che questo “importante” cantiere di un campo da golf avrebbe dato all’isola, ho pensato a quanto possa essere pericoloso un turismo di massa che cerca solo futile intrattenimento in luoghi con meraviglie naturali tanto belle quanto fragili, a Madeira come in Alto Adige con le Dolomiti, che rischiano anch’esse di diventare un vero e proprio parco giochi per i turisti.
È fondamentale tutelare e salvaguardare questi posti unici al mondo sensibilizzando il turista e promuovendo un turismo sostenibile e non di massa che consenta di far conoscere al mondo le proprie meraviglie, senza danneggiarle in nome di un esclusivo guadagno economico.