A Bolzano in Via Dr. Streiter al civico 9 di fronte alla sede del Filmclub troviamo al secondo piano l’ambulatorio del dott. Maurizio Adami, noto medico, agopunturista e specialista di medicina tradizionale cinese, dove opera anche la figlia Giulia, psicologa e psicoterapeuta.
Ieri pomeriggio l’abbiamo incontrata nel suo studio per un’intervista riguardo alla sua professione e in particolare al suo approccio fuori dai consueti schemi terapeutici.
Adami premette a scanso di equivoci di non essere medico e che di conseguenza le sue terapie non prevedono prescrizioni farmacologiche. Precisa, inoltre, che la sua proposta terapeutica è di tipo cognitivo – interazionista. «È un modus che si avvicina molto ai cugini del Costruttivismo, dove il terapeuta si pone come non esperto di fronte alla storia della persona». Giulia Adami spiega che è compito del terapeuta cercare di capire cosa significhi un determinato fenomeno per il cliente.
Il linguaggio ha un grande significato nell’approccio terapeutico di Adami, tanto che predilige rivolgersi ai suoi pazienti come interlocutori o clienti per non porre l’accento sulla medicalizzazione della psicologia oggi tanto in voga. «Non necessariamente bisogna ricorrere a test e diagnosi, neanche escluderli del tutto, però. Ogni caso va considerato unico e a se stante». Ricorda a questo proposito Alessandro Salvini, suo maestro, che diceva che le diagnosi possono coprire infiniti modi di sentire. Giulia è anche convinta che non debbano dettare legge solamente i manuali, ma la singolarità dell’individuo e le sue sfaccettature che poi faranno la differenza.
Parlando con la dottoressa Adami emerge chiaramente che la sua proposta terapeutica si inserisce nell’ambito fenomenologico, dove il terapeuta non è chiamato a dare consigli, ma di mettere il paziente nelle condizioni di trovare una risposta ai suoi quesiti. «Si tratta sempre di un percorso comune, che può avvenire anche in gruppo e comunque si stabiliscono assieme all’interlocutore le tecniche da adottare e gli obiettivi da raggiungere», spiega la psicoterapeuta.
Parlando di Covid e dell’ansia generalizzata di cui tanto oggi si discute, Giulia taglia corto affermando che sia pur vero che molta gente soffra di ansia, ma che non bisogna generalizzare perché ogni persona è un caso specifico.
In merito alla gestione delle diagnosi, Giulia Adami punta sul fatto che bisognerebbe imparare a prendere le distanze dai troppi “perché” delle situazioni per passare a un metodo improntato sul “come”.
Quando Adami parla si capisce nettamente che non è legata né a un modello psicoanalitico, né cognitivo-comportamentale, ma narrativo, quindi volto alla comprensione delle parole usate dall’interlocutore.
In coda alla conversazione si manifesta con chiarezza che la semantica ha un suo ruolo molto importante perché le parole usate dalla persona denunciano il suo essere, la sua storia, la sua cultura e soprattutto la sua Weltanschauung, che non è uguale per tutte le società.
Anche alla luce di questi cambi di paradigmi sociali il metodo cognitivo-interazionista potrebbe essere sempre più interessante nella nostra società in cambiamento.
Giulia Adami lavora sia online, sia in studio ed è reperibile sul sito www.adamigiuliapsicologa.it