Il 10 luglio scorso abbiamo assistito a un ulteriore episodio di diffamazione ai danni di Olga Karatch, Premio Alexander Langer 2023, attualmente in esilio in Lituania e condannata a 12 anni di carcere in Bielorussia per “aver tentato un colpo di Stato”.
Nel programma televisivo intitolato “Da integrare” il conduttore bielorusso pro Lukashenka Igor Tur, oltre ad aver mosso ingiuste accuse nei confronti di Olga, ha affermato che “la Lituania consegnerà Olga Karach alla Bielorussia al più tardi all’inizio del 2026, dove la difensore dei diritti umani sconterà interamente la sua pena detentiva di 12 anni”. La notizia, di cui neanche Olga era a conoscenza, sarà smentita o confermata dal Ministero degli Esteri e al Ministero degli Interni della Lituania a cui lei stessa ha chiesto chiarimenti in via ufficiale.
Non è la prima volta che nei media bielorussi vengono diffuse notizie su Olga e altri difensori e difensore dei diritti umani in esilio vittime di una campagna diffamatoria che li vede etichettati come “fuggiaschi”, “truffatori”, “fuggitivi”, “criminali” e “traditori” meritevoli della pena di morte.
Tutto questo avviene mentre il parlamento lituano, l’11 luglio 2024, ha votato a favore del ritiro dalla Convenzione sulle bombe a grappolo, messe al bando a causa della loro caratteristica di munizioni indiscriminate. Se il voto del parlamento sarà ulteriormente confermato, la Lituania, che aveva adottato la Convenzione nel 2008, sarà il primo stato a ritirarsi.
Foto, la manifestazione di solidarietà per Olga Karach organizzata il 24 luglio dalla sezione tedesca della WILPF e dall’organizzazione pacifista tedesca Die DFG-VK