“Areale Ferroviario e Huber, è ora di accelerare”

Gli urbanisti di 39100 e Restart BZ invitano le Amministrazioni Locali ad accelerare i tempi di queste due importanti iniziative e ri-propongono la loro idea di un’edificazione dolce, limitata ed ecosostenibile nel verde agricolo

BOLZANO. Ad un anno di distanza dalle notizie poco rassicuranti sui tempi di realizzazione dell’Areale Ferroviario e delle Caserme Huber, gli ideatori del format 39100 sul rilancio urbanistico di Bolzano, chiedono alle Amministrazioni Locali di non perdere ulteriore tempo ed istituire, per entrambe le iniziative, una cabina di regia che dia centralità ai temi e agli obiettivi di riqualificazione e declini l’indirizzo e le priorità; operazioni urgenti in un quadro di importante crisi abitativa.

Sono passati oltre 20 anni da Ferroplan, oltre 10 anni dal Concorso ARBO vinto dall’arch. Podrecca. Delle Huber si parla dal 2007, ma solo nel 2028 è previsto il giro di boa, anno in cui i terreni passeranno dal Demanio alla Provincia. Non è ipotizzabile temporeggiare ulteriormente, serve da subito istituire una regia pubblica capace di dare impulso a queste due importantissime iniziative”, dichiarano i coordinatori del “Think tank. Secondo l’anima scientifica di 39100, bisogna quindi accelerare i tempi e per farlo suggeriscono di dare impulso da subito alla rivisitazione dolce dell’Areale Ferroviario e alla procedura di pianificazione dell’areale delle Caserme, iniziative che permetterebbero di mettere sul mercato circa 2.000 alloggi senza consumare prezioso suolo.

Per gli urbanisti del tavolo di lavoro permanente sul Capoluogo, “non è un dogma pensare di sacrificare qualche ettaro di verde agricolo per rispondere velocemente alla domanda di abitazioni e sopperire a questi ritardi, costruendo quartieri innovativi, sostenibili, car free e socialmente attivi, ma Bolzano deve principalmente proporsi come città ecologica e per fare ciò è necessario salvaguardare l’uso del suolo intervenendo soprattutto sui vuoti urbani e sulle aree da rigenerare e riqualificare. Questo anche attraverso un nuovo modello di mobilità, che dovrà essere studiata per livelli: il traffico dovrà essere spostato fuori con la costruzione delle infrastrutture sovracomunali, mentre internamente bisognerà ripensare e razionalizzazione l’uso dell’automobile, mezzo che comporta congestione, consumo di suole ed emissioni; questo a favore di una mobilità dolce in cui anche il trasporto pubblico dovrà avere un ruolo centrale”.

“È necessario istituire una cabina di regia che sappia attualizzare il masterplan Podrecca trasformandolo in un grande schema direttore; uno strumento che riesca a rivisitare appunto lo schema funzionale del datato progetto, attraverso l’istituzione di una guida mista indirizzata tecnicamente da progettisti ed esperti, insieme alle Amministrazioni locali, alle categorie sociali (economiche e professionali), ai nuclei di competenza e rappresentanti dei cittadini, alle Cooperative e ai costruttori. Da subito senza aspettare lo spostamento dei binari, inoltre, si potrebbe edificare i lotti non più funzionali all’attività ferroviaria. Per le Huber suggeriamo, invece, di promuovere immediatamente un concorso urbanistico che, attraverso un processo aperto, cooperativo e partecipato, sappia delinearne la riqualificazione; uno strumento innovativo e sperimentale che includa anche l’adiacente area artigianale di viale Druso; un piano dinamico in cui tutti gli stakeholders della città potranno contribuirne a definirne l’anima e l’identità.”

Questi due tessuti urbani devono diventare, infatti, non un mero e semplice ampiamento dei confini della città in termini di annessione di spazio, ma quartieri della sperimentazione e dell’innovazione, dell’evoluzione sostenibile; nuove centralità urbane per Bolzano, centralità basate sui valori dell’autosufficienza energetica – quartieri carbon neutral – su un nuovo concetto di mobilità, su nuove forme innovative di comunità dell’abitare inclusive e multiculturali e su business plan concreti che generano lavoro ed economicità.

Si tratta quindi di lavorare a nuove visioni plurime, equilibrate e praticabili della città, visioni compatte e democratiche che si prestano oltretutto all’introduzione di criteri amministrativi di salvaguardia del mercato, funzionali a combattere la gentrificazione; questo per sostenere attraverso un’operazione pubblica urgente, in cui il tema dell’affitto sarà centrale, le fasce più deboli. Il rischio, se queste operazioni non andranno in porto, sarebbe quello di trovare soluzioni veloci e sbrigative – urbanisticamente vecchie – che comporterebbero un grande consumo di suolo e aumenterebbero di conseguenza anche il traffico.