Spi/Cgil auspica decisione della Corte Costituzionale a favore dei pensionati

Sulla rivalutazione delle pensioni il sindacato Spi/Lgr è in attesa della decisione della Corte Costituzionale e si augura l’accoglimento dei ricorsi sostenuti anche dallo stesso sindacato dei pensionati della Cgil nazionale.

Il segretario della categoria Alfred Ebner sottolinea, vista l’inflazione, l’importanza soprattutto a livello locale, di una eventuale decisione favorevole: “Se la Corte Costituzionale dovesse accogliere il ricorso, lo Stato potrebbe essere obbligato a risarcire i pensionati che hanno ricevuto una rivalutazione parziale delle loro pensioni negli anni 2022, 2023 e 2024. I rimborsi potrebbero coprire la differenza tra l’incremento effettivo percepito e quello spettante secondo una rivalutazione completa”.
Secondo Ebner, la decisione della Corte Costituzionale avrà inoltre un impatto significativo sulle future politiche di rivalutazione delle pensioni e sugli equilibri di bilancio dello Stato, richiamando l’attenzione su un tema di grande rilevanza sociale ed economica.
La Corte Costituzionale è, infatti, chiamata a esprimersi sulla legittimità del meccanismo attuale di rivalutazione delle pensioni, che prevede un adeguamento al tasso di inflazione, ma con una riduzione progressiva per i trattamenti pensionistici più elevati. La questione è stata sollevata in seguito a un ricorso presentato da un dirigente scolastico, accolto dalla Corte dei Conti di Firenze, che ha evidenziato come tali tagli siano inseriti in una manovra “fortemente espansiva e fatta in deficit”, senza emergenze economiche giustificative.
Secondo la Corte dei Conti, i tagli applicati alle pensioni più alte non possono essere considerati temporanei o emergenziali, poiché sono in vigore da oltre 20 anni, violando i principi costituzionali di “ragionevolezza” e “temporaneità”. Inoltre, ridurre la base di calcolo per le future rivalutazioni equivale a rendere questi tagli permanenti, lesivi della dignità dei pensionati.
“Il meccanismo di perequazione, che garantisce un aumento pieno solo per le pensioni fino a quattro volte il minimo Inps, è oggetto di dubbi di costituzionalità, soprattutto in riferimento all’articolo 36 della Costituzione, che stabilisce il principio di proporzionalità tra retribuzione e qualità del lavoro svolto. Questo principio, secondo i ricorrenti, dovrebbe applicarsi anche alle pensioni, senza penalizzare chi ha contribuito maggiormente”, conclude il segretario Spi/Lgr.