Tra arte e letteratura con ZeLT e Merano Arte

La guerra, nelle parole di chi l’ha vissuta da vicino o da lontano. wars in words prende in prestito le parole di due grandi nomi della poesia contemporanea per raccontare la guerra, ma soprattutto quello che a riguardo può dire la letteratura.

La guerra uccide, devasta proprietà, infrastrutture e beni culturali, ma distrugge anche legami transnazionali cresciuti e consolidatesi nei secoli. Il poeta Yevgeniy Breyger e la poetessa Kholoud Charaf ci condurranno attraverso la lettura delle loro opere in una riflessione sulla possibilità della letteratura di verbalizzare la brutalità, esprimere l’orrore e renderlo più comprensibile.

Tutto questo avverrà nella cornice dell’OASIE di Transart il 20 settembre dalle ore 19:00, in collaborazione con ZeLT (Greta Maria Pichler, Alma Vallazza), acronimo plurilingue scelto programmaticamente come nome del Centro Europeo di Letteratura e Traduzione che ha sede nella biblioteca civica di Bressanone. Questa collaborazione ha permesso di portare a Bolzano due delle figure più interessanti del panorama letterario europeo. Yevgeniy Breyger è un poeta di origini ebraiche cresciuto a Kharkiv ma emigrato in Germania con la famiglia all’età di 10 anni. Dopo aver compiuto i suoi studi universitari è diventato uno dei maggiori poeti del panorama tedesco ed europeo, tradotto in molte lingue tra cui inglese, georgiano, rumeno e serbo. Anche Kholoud Charaf, poetessa di origini siriane, ha raggiunto il successo in Germania, dove risiede. Come scrittrice e pubblicista è sempre stata minacciata dalla censura, per il suo impegno nel denunciare la condizione delle donne e dei bambini nella Siria piagata dalla guerra civile.

Al termine del reading dei due autori seguirà un momento di dialogo sulla guerra come lotta culturale e le possibilità del suo superamento, con Emran Feroz, Daniela Prugger e la moderazione di José F.A. Oliver. Entro la fine dell’anno sarà anche realizzato un booklet con i contributi e testi selezionati dell’evento, prodotto a mano nell’ambito di ZeLT_salon:e No.4 presso BASIS, in val Venosta. La pubblicazione uscirà nella collana Cento di franzLAB.

il 21 settembre Transart si sposta a Merano per una collaborazione speciale con Merano Arte. Metamorphism è un pomeriggio di azioni performative che fa parte del programma pubblico legato alla mostra La linea insubrica, attualmente allestita nello spazio espositivo meranese. Partendo dalla suggestiva immagine di questa “cucitura” geologica che attraversa anche la città di Merano e che è il risultato della collisione della placca tettonica europea e di quella africana, l’esposizione collettiva riflette sulla narrazione dell’identità e purezza europea in relazione anche al post-colonialismo e alcuni aspetti dell’identità e cultura africane.

Il programma inizia alle 15:30 dalla sede di Merano Arte con una processione di cui sarà protagonista il collettivo The School of Mutants, fondato nel 2018 a Dakar. Questa piattaforma artistica collaborativa si interroga nella sua ricerca sul ruolo delle università e delle istituzioni educative nei processi di costruzione identitari nel Senagal a partire dall’indipendenza, nel 1960. Con una sorta di parata per le vie di Merano il collettivo attiverà le opere tessili esposte in mostra, invitando anche al dibattito e al confronto.

Alle 18:00 nuovamente a Merano Arte interverrà l’artista Alessandra Ferrini con una performance-lecture, pensata in dialogo con l’installazione a Sight Unseen. L’azione si concentrerà sulla cosiddetta “penetrazione pacifica”, definita come la tattica di insediamento legata al colonialismo italiano e che qui viene osservata nello specifico in relazione al Sud Tirolo e alla Libia.

Alle ore 20:30, per la terza parte di questo programma performativo, ci si sposterà nella nuova sede dell’Ost West Club per la performance della danzatrice francese Betty Tchomanga dal titolo Mascarades. Questo assolo si sviluppa intorna alla figura mitologica di Mami Wata, una divinità che fa parte della tradizione del Bénin, Camerun, Congo, Brasile e Cuba. Nella sua immagine allo stesso tempo sensuale e mostruosa si incarna l’ambivalenza della storia coloniale, caratterizzata dall’incontro con un “altro” che affascina ma allo stesso tempo è rifiutato. In questa sua coreografia Betty Tchomanga incontra Mami Wata e la incarna, facendone emergere le mille sfaccettature.

L’evento è ad ingresso libero. 

Foto, Mascarades by Betty Tchomanga © Queila Fernandez