Capitalismo ultra-finanziario, intelligenza artificiale e crescita fittizia: i rischi secondo il CIEB

Il Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB) esprime preoccupazione sull’erosione in corso dei diritti fondamentali dell’uomo, erosione prodotta dalla pervasività del capitalismo ultra-finanziario e digitale e dell’intelligenza artificiale. Gli esperti del CIEB sottolineano i rischi connessi al capitalismo contemporaneo, la cui caratteristica principale è “la sua dipendenza dalla creazione di crescenti volumi di liquidità diretti a sostenere i mercati finanziari, a fronte della demolizione sistematica dell’economia reale, fondata sulla produzione di beni e servizi destinati al consumo di massa”. Nel suo parere, il Comitato riporta l’attenzione sugli anni Settanta, periodo in cui si è introdotta su larga scala l’automazione nei processi produttivi. In pratica il denaro avrebbe fatto lavorare il denaro, anziché le persone, in quanto -si legge- “da allora il capitale non ha più potuto o voluto riassorbire la massa di lavoro salariato che si andava progressivamente disoccupando e ha preferito trovare rifugio nei mercati finanziari”. La “rivoluzione neoliberista degli anni Ottanta” ha infine caratterizzato l’economia post-industriale, “quando la frenesia speculativa ha iniziato ad assumere vita propria, estendendosi nel tempo fino a travolgere ogni possibile corrispondenza tra i titoli negoziati e il loro valore reale”. Secondo il CIEB, oggi si è giunti a una situazione di ‘non ritorno’, poiché le banche centrali continuano a stampare denaro contante, al fine di “consentire l’acquisto dei titoli obbligazionari rimasti invenduti”. E la crescita? C’è, ma è fittizia. A gestire questa bolla di debito provvederebbero le banche centrali, attraverso “massicce iniezioni di credito”. Per tenere in piedi i mercati non vi sarebbero quindi altre soluzioni. “L’alternativa a una politica inflattiva consisterebbe solo nell’aumento sostenuto dei tassi di interesse”, scrive il CIEB. Già, ma quale sarebbe il prezzo da pagare? “Il crollo dei mercati, la polverizzazione di capitali a tutti i livelli e, a cascata, fallimenti d’impresa, licenziamenti di massa e conseguenti ondate di caos sociale”. Meglio quindi l’inflazione per proteggere il sistema: “Se la scelta è tra affossare la valuta per salvare il sistema o affossare il sistema per salvare la valuta, non stupisce che l’opzione seguita dalle banche centrali – e caldeggiata dalle élites – sia quella di proteggere a ogni costo il sistema, ossia i mercati, anche a costo di abbassare i tassi di interesse, ossia il costo del denaro, per creare ulteriore liquidità inflattiva: e quindi affossare la valuta per generare altro debito”. Ricorda il CIEB che, tra l’ultimo semestre del 2019 e il primo del 2020 (esattamente quando il mondo era troppo distratto dall’emergenza Covid), la Federal Reserve aveva elargito alle banche d’affari a corto di liquidità “l’astronomica e sbalorditiva cifra di 48 mila miliardi di dollari, più del doppio del PIL di allora”. Tale cifra “permette di comprendere a un tempo perché espansioni monetarie e distorsioni finanziarie siano diventate endemiche e necessarie al sistema e perché la sopravvivenza del capitalismo ultra-finanziario dipende dalla sua capacità di tenere sotto controllo popolazioni sempre più improduttive, impoverite e superflue, gestendo un declino sociale che vede le classi medie proletarizzarsi a fronte della frammentazione del vecchio proletariato industriale in una moltitudine di disoccupati, sottoccupati, precari e soggetti che rinunciano tout court a cercare lavoro”. Le eventuali reazioni della popolazione, sempre più impoverita e disorientata, vanno in qualche modo controllate, mediante la ‘”gestione totalitaria della società, che punta al soggiogamento delle masse”. Il CIEB fa riferimento alle continue emergenze alle quali è stata sottoposta la popolazione negli ultimi anni. Un popolo impaurito e confuso diventa infatti facilmente condizionabile, attraverso la “propaganda del terrore fondata sulla manipolazione dei dati scientifici, siano essi di natura sanitaria, climatica, ambientale, energetica, geopolitica o strategica”. Il futuro distopico, di orwelliana memoria, sembra ormai realtà. “L’emergenzialismo permanente -scrive ancora il CIEB- è ideologicamente integrale alla prospettiva totalitaria”. Il Comitato analizza il Green Pass, quale strumento di controllo, che nulla aveva a che fare con la scienza, ma che era ‘ispirato al credito sociale e ai principi dell’economia comportamentale’. I diritti fondamentali dell’uomo paiono quindi a rischio: la minaccia di una escalation dei conflitti armati e la diffusione sempre più invasiva dell’intelligenza artificiale ci faranno precipitare “verso una dimensione post-umana destinata ad azzerare i diritti fondamentali dell’uomo e a cancellare il primato dell’essere umano sugli interessi della scienza e della società, sancito dall’art. 2 della Convenzione di Oviedo sulla biomedicina del 1997”. Convenzione che viene spesso citata e presa a modello, come il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio n.2024/1689, del 13 giugno 2024: quest’ultimo, infatti, da un lato “enfatizza la necessità di salvaguardare i ‘diritti fondamentali’ (espressione che ricorre ben 97 volte nel testo regolamentare)”; dall’altro, invece, “lascia chiaramente trasparire la volontà del legislatore europeo di sottrarre la concreta azionabilità dei diritti in parola all’iniziativa dei singoli individui – che pure ne sono i titolari – per rimetterla alle decisioni di agenzie, comitati e istituti in vari modi controllati della Commissione europea: organismo che, come noto, non è eletto e, di fatto, risponde solo a sé stesso”. Il parere del CIEB termina con l’invito ai cittadini a sviluppare “la consapevolezza critica necessaria per dubitare della bontà e dell’efficacia delle soluzioni emergenziali” e giunge proprio in un periodo storico in cui sembra essere stata varcata la soglia del ‘non ritorno’ in cui le generazioni future -sempre più vulnerabili- saranno chiamate ad affrontare il passaggio generazionale e l’eredità dei cosiddetti ‘baby boomers’. L’aspettativa di vita è in aumento, ma la denatalità e il conseguente invecchiamento della popolazione pongono la tematica della tutela dei servizi essenziali. Per gli adulti di ‘domani’ si preannuncia una corsa a ostacoli, alla quale sopravviverà solo chi sarà in grado di proteggersi attraverso strumenti finanziari e giuridici avanzati ad hoc: non necessariamente i più ricchi, ma chi accetterà acriticamente i diktat di una tecnocrazia sempre più totalitaria.