Circola sub web il video che ritrae centinaia di militanti, radunati a Roma davanti alla ex sede del Movimento Sociale Italiano, a commemorare le vittime della Strage di Acca Larenzia del 1978, in cui persero la vita gli attivisti ed esponenti della “Fronte della Gioventù” Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta. Una terza vittima, Stefano Recchioni, morì in seguito agli scontri armati con la polizia.
A dir poco agghiaccianti sono le immagini dei manifestanti e militanti per commemorare le vittime della Strage di Acca Larenzia, avvenuta il 7 gennaio a Roma del 1978 davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano, partito italiano di destra fondato nel secondo dopoguerra e legato all’esperienza e all’ideologia del fascismo. Il braccio teso ed il triplice “Presenti!” gridato con un ostinato entusiasmo dai manifestanti ci riportano con i ricordi indietro nel tempo. Un tempo che, oggidì, niente ha a che fare con il presente e dal quale, così almeno si sperava, avremmo imparato la lezione.
La manifestazione si tiene ogni anno, quasi fosse una tradizione alla quale risulta impossibile rinunciare. Quella di quest’anno è stata la 46esima edizione. Più che una commemorazione, somigliava piuttosto ad un raduno di nostalgici e militanti fascisti. E ci si chiede se le vittime dell’agguato del 1978 non siano, invece, un semplice pretesto per poter manifestare quell’istinto intrinseco dal valore neofascista di cui taluni italiani sono ancora portatori.
Non mancano le reazioni da parte di intellettuali ed esponenti politici. Saviano definisce i militanti “grotteschi nell’aspirazione di sentirsi per qualche minuto milizia fascista; grotteschi e ridicoli, certo, eppure non meno inquietanti”, aggiungendo che la parata nulla ha a che fare con il ricordo delle vittime. Nicola Zingaretti, ex presidente della regione Lazio, sottolinea la necessità da parte di tutte le forze politiche di condannare fermamente le manifestazioni di questo genere, poiché “chi non lo fa, è complice”. Arriva, inoltre, una dichiarazione in difesa della manifestazione svoltasi da parte di CasaPound (movimento, anch’esso, di matrice dichiaratamente fascista): “questo misero teatrino non potrà fermare il ricordo e ogni 7 gennaio saremo in quel piazzale”.
In Germania, qualunque gesto esibito in pubblico che evochi, in qualsiasi modo, il nazismo, è punibile penalmente. Conferma, questa, che i tedeschi hanno fatto i conti con il loro passato, con il punto più basso ed immorale che le generazioni precedenti abbiano mai toccato. In Italia ci sarebbe una legge, la cosiddetta “legge Scelba” del 20 giugno 1952, che condanna l’apologia al fascismo. Essa vale, però, solo per chi ha intenzione di resuscitare il sistema ed i valori fascisti e non per chi “semplicemente” li difende.
Un mese fa, alla Scala di Milano, Marco Vizzardelli, 65 anni, ha osato gridare “Viva l’Italia antifascista” dopo l’inno di Mameli. Tempo un minuto, che le forze dell’ordine erano già pronte ad identificare l’uomo. Quale orribile crimine egli commise! Quale sciagura evocare l’Italia antifascista! Ebbene, ci si aspettava, come minimo, che le forze dell’ordine intervenissero alla manifestazione neofascista di Roma, ed invece? Nulla. Nichts. Rien de rien. Inoltre, al teatro di Milano erano presenti sia Liliana Segre, che Ignazio La Russa. Come dire: da un lato un personaggio che tutto ha vissuto fuorché una vita facile: tutti i familiari, compresa lei, sono stati deportati nei campi di concentramento nazisti. E tutti i familiari, tranne lei, sono state vittime della Shoah. E dall’altro, invece, un presidente del Senato che, con orgoglio e fierezza, contempla e commemora nella sua abitazione un busto del Duce.
Queste immagini non solo fanno rivoltare lo stomaco, a cui segue un senso di indignazione pressoché totale, ma mostrano come il fascismo non è affatto esente nella società italiana, anzi. Esso vive ancora, e a lungo vivrà se nulla si farà per estirparlo in via definitiva. Una schifezza (chiedo scusa ai cordiali lettori) di tale portata, quale fu il fascismo, non può essere ripristinata, nemmeno in manifestazioni che, per quanto innocue sembrino, vengono celebrate annualmente.
Viva l’Italia, ma solo quella antifascista.