La Val Gardena è una ridente località dell’Alto Adige conosciuta in tutto il mondo grazie alle sue bellezze naturali che sta vivendo il fenomeno del cosiddetto “overtourism”, rischiando di diventare un vero parco giochi di montagna.
In questo periodo estivo di alta stagione si creano lunghe code di automobili che alterano il verde paesaggio della montagna, le vie pedonali principali di Ortisei e Selva sembrano fiumi in piena di pedoni immersi in un contesto fatto di grandi strutture alberghiere, ormai quasi tutte extra lusso.
I bus pubblici sono presi d’assalto dai turisti che li utilizzano esclusivamente per gli spostamenti tra Ortisei-Santa Cristina- Selva di Val Gardena per recarsi nei principali impianti di risalita e raggiungere i vari rifugi che si trovano in quota.
Anche i passi di montagna, ad esempio il Passo Sella o Passo Gardena, non sono esclusi da questo continuo affollamento. Automobili, bus, camper, motociclisti e ciclisti percorrono le strette strade di montagna come se fossero una autostrada a quattro corsie, un flusso costante che in questi giorni mutano le Dolomiti e la loro caratteristica tranquillità.
I prezzi continuano ad aumentare, basti pensare che in un hotel a tre stelle si spende in media 327€ a notte a testa, mentre per un quattro stelle si arriva a scucire persino fino a 546€. Un tempo il turismo presente in Val Gardena era prevalentemente costituito da famiglie medio-borghesi, oggi, invece, si vedono molti turisti provenienti dagli Stati Uniti, dal Giappone o dai Paesi Arabi come l’Arabia Saudita, che spesso hanno un approccio verso la natura troppo volto al consumo e all’intrattenimento.
Indubbiamente tutto questo crea un importante indotto economico positivo per la valle, sia per i gestori degli hotel, dei rifugi o degli impianti di risalita, ma anche per i camerieri, cuochi e altre figure professionali che lavorano nelle strutture grazie al turismo.
Senza alcun dubbio gli imprenditoriali del luogo hanno saputo costruire un sistema turistico di proporzioni importanti in linea con i flussi di turisti ogni anno. Resta comunque da chiedersi se tutto ciò sia sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale.
Tra i vari modelli di “turismo sostenibile” merita attenzione quello islandese che punta su campagne di comunicazione dedicate all’incoraggiamento dei turisti a diventare parte attiva della sostenibilità per abbracciare la filosofia del turismo lento e scegliere mezzi di trasporto sostenibili per i propri spostamenti.
Tutto ciò, se attuato, porterebbe benefici per tutti. Sempre a condizione che ci si approcci ai fenomeni con una visione a lungo raggio, partendo da azioni concrete e non con mero “greenwashing” inutile e dannoso.