Dal Canto della Terra di Xiaogang Ye alle sperimentazioni musicali di Lucia Długoszewski

The Song of the Earth: un inno alla bellezza della poesia della dinastia Tang.
Martedì 17 settembre, il Festival di cultura contemporanea Transart approda alla Fondazione Centro Culturale Euregio di Dobbiaco per l’esecuzione in prima italiana dell’opera del compositore cinese Xiaogang Ye ispirata alla celebre Sinfonia 
Das Lied von der Erde di Gustav Mahler. E al Waltherhaus di Bolzano il 18 settembre va in scena la performance di danza contemporanea ispirata al lavoro e alla figura di Lucia Długoszewski.

Nessun compositore ha detto addio al mondo in modo più eloquente, toccante e frequente di Gustav Mahler. Il tema della morte attraversa la sua musica come una corrente, in particolare nella fase finale della sua vita. Das Lied von der Erde (Il canto della terra), come la Nona Sinfonia e l’incompiuta Decima sono il frutto degli eventi che nel 1907, in rapida successione, travolsero il compositore: la morte della figlia maggiore e la diagnosi di una malattia cardiaca incurabile. Durante questo periodo, in riposo forzato a Dobbiaco, in Alto Adige, Mahler si avvicinò a delle antiche poesie cinesi tradotte dal francese al tedesco da Hans Bethge e pubblicate nel 1907 nel volume Die chinesische Flöte – Il flauto cinese. Il compositore scelse sette componimenti, scritti da Li Bai, Qian Qi, Meng Haoran e Wang Wei, risalenti all’epoca d’oro della dinastia Tang (618-907 d.C.) e li mise così in musica. I testi usati da Mahler non erano stati tradotti direttamente dal cinese al tedesco, ma avevano visto un passaggio dal francese, un processo che li aveva portati molto lontano dagli originali.

Nel 2005 il compositore cinese Xiaogang Ye ha deciso di mettere in musica gli stessi poemi cinesi e di offrire la sua personale composizione, anch’essa per voce solista maschile e femminile accompagnata da una grande orchestra, basandosi sul suo grande amore per questi poemi originali cinesi e sulla sua ammirazione per Mahler. Martedì 17 settembre, il Festival di cultura contemporanea Transart approda dunque alla Fondazione Centro Culturale Euregio di Dobbiaco per la prima italiana di quest’opera eseguita dall’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento sotto la direzione del maestro Finnegan Downie Dear.

Molto distante il punto di partenza e l’approccio personale che contraddistingue i due lavori. Mahler, prima di iniziare la scrittura di questa sinfonia era profondamente preoccupato in quel momento per la sua vita. In una lettera diretta a Bruno Walter, che avrebbe diretto la prima postuma di Das Lied von der Erde nel 1911, scrisse: “Se voglio ritrovare me stesso, devo accettare l’orrore della solitudine. Non è certo una paura ipocondriaca della morte, come si potrebbe supporre. Da tempo so che devo morire… Senza cercare di spiegare o descrivere qualcosa per cui probabilmente non ci sono parole, mi limito a dire che in un colpo solo ho perso tutta la calma e la tranquillità che avevo raggiunto. Mi trovo faccia a faccia con il nulla e ora, alla fine della mia vita, devo imparare di nuovo a camminare e a stare in piedi“.

Xiaogang Ye rivela invece un’attitudine completamente diversa. Nato nel 1955, oltre a studiare a Pechino, il compositore ha frequentato la Eastman School of Music di Rochester, New York, dove è stato allievo di Alexander Goehr. Negli ultimi 40 anni è diventato uno dei più noti autori cinesi di musica contemporanea, scrivendo tra l’altro le musiche per la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici del 2008. “Nella fase di scrittura di questo lavoro – sottolinea Ye – a differenza di Mahler, ero nel mezzo della mia vita, felice e ottimista. Nelle poesie di Li Bai leggevo, ad esempio, il disprezzo per il mondo, non la stanchezza per esso. L’Abschied di Mahler è un addio ad esso, mentre la mia è più vicina a quella di Wang Wei. È fatalista ma stoico. Sta dicendo che va tutto bene, che le nuvole sono ancora lì, che mentre il cantante finisce in silenzio la musica è ancora forte, fortissima.”

A differenza di Mahler, che potè avvicinarsi a questi antichi scritti solo attraverso le traduzioni in altre lingue, Ye torna alle fonti originali e scrive il suo personale “Canto della Terra”. Grazie ad un’eccezionale sensibilità per la poesia il compositore cinese, fa emergere la bellezza di questa tradizione lirica attraverso un trattamento dei testi conciso, molto più estroverso e istrionico rispetto a quello di Mahler. Nelle sue mani Il Canto della Terra ritrova il senso proprio della cultura cinese, pur conservando echi di Mahler nella scrittura orchestrale e nella linea vocale.

Nell’ambito della serata ci sarà anche spazio per il talento della compositrice britannica Isabella Gellis con “Valedictions”, un omaggio ai fruscii delle chiome di alberi antichi e al loro gioco con le gocce di pioggia.

Sul grande palcoscenico del Waltherhaus di Bolzano andrà in scena invece il 18 settembre un grande spettacolo di musica e danza nato dalla stretta collaborazione di Klangforum Wien e ImPulsTanz, due realtà che rispettivamente per la musica e per la danza sono un’avanguardia della creatività contemporanea. Le due istituzioni viennesi hanno prodotto insieme una grande opera che celebra attraverso la sua musica la compositrice, direttrice musicale, performer, coreografa e regista Lucia Długoszewski.

Dances for Lucia Długoszewski andrà in scena alle ore 20:30, e vedrà sul palco undici musicisti e musiciste di Klangforum Wien e sei danzatori e danzatrici di ImPulsTanz. L’idea per questa straordinaria performance è nata dall’entusiasmo dell’ensemble per le composizioni della Długoszewski, che sono state recentemente oggetto di un loro celebrato lavoro discografico.

Questa raffinata compositrice americana nacque a Detroit nel 1925 e arrivò a New York nei tardi anni ’40 – dopo aver studiato musica al conservatorio e scienze e filosofia all’università – per prendere lezioni di piano da Grete Sultan, Edgard Varèse e John Cage. Qui si consumò la sua brillante carriera, associata in particolare alla Erick Hawkins Dance Company, di cui divenne nel 1953 compositrice in residenza e in cui più tardi ricoprì anche i ruoli di direttrice musicale, regista e coreografa. Nella sua brillante carriera Długoszewski inventò oltre 100 strumenti musicali, compose musica sperimentale e musiche originali per film e produzioni teatrali, guadagnandosi importanti riconoscimenti.

Le coreografe Weronika Pelczyńska ed Elizabeth Ward hanno pensato di riprendere i paesaggi sonori creati dalla compositrice per la danza e immaginarli alla luce delle tendenze della danza contemporanea. Queste partiture sperimentali ed innovative trovano dunque una nuova veste a distanza di decenni grazie alle novità dei linguaggi coreutici e performativi. Un esperimento che sarebbe senz’altro piaciuto a Lucia Długoszewski, artista eclettica e amante della sperimentazione.

I biglietti per tutti gli spettacoli di Transart sono acquistabili online sul sito del Teatro Comunale di Bolzano oppure alle casse durante gli orari di apertura (mar-ven 14.30 – 19.00 / sab 15.30-19.00), oppure presso la Transart OASIE, aperta tutti i giorni del festival dalle 17.00 alle 20.00.  

Foto, Lucia Dlugoszewski/c – Daniel Kramer