Giovanna Russo, napoletana, classe 1968, dopo la licenza liceale classica conseguita presso il Liceo Classico Antonio Genovesi del capoluogo campano, studia filosofia all’Università Federico II. Dopo importanti esperienze di lavoro
si trasferisce a Roma, dove vive da circa trent’anni. Russo, che si dedica con passione al volontariato, si definisce libera e avvinta ricercatrice spirituale, dedita all’approfondimento dei suoi studi e svariati interessi. Con penna agile e grande loquacità comunica con i suoi interlocutori attraverso i suoi libri e si suoi canali social.
Abbiamo contattato la studiosa per un’intervista per il nostro quotidiano online.
Giovanna, da quanto ho potuto apprendere la tua produzione letteraria rientra in quella sfera che potremmo definire esistenziale. Ci sono delle ragioni specifiche che ti hanno indotto a scegliere questo tipo di narrativa?
Sì, esatto, i miei primi cinque libri trattano temi inerenti alla sfera esistenziale. Fin da giovane ho sentito di approfondire temi riguardanti la vita umana, ho studiato filosofia, anche se mi sentivo molto attratta dalla psicologia. Nella mia “missione” di vita sento anche di voler aiutare me stessa e il prossimo a migliorare la qualità della propria esistenza. Alcune esperienze vissute mi hanno portata a sviluppare la resilienza e penso che sia utile per tutti questa preziosa capacità in quanto la vita presenta momenti in cui ci sentiamo come messi a tappeto e solo dentro di noi possiamo trovare la forza di rialzarci.
“Eterni amori” è un romanzo che va oltre i soliti cliché. Non è un romanzo d’amore nel senso lato, bensì un romanzo che esprime l’amore dell’essere umano come tale senza remore sociali.
Sì, in “Eterni Amori” ho voluto narrare anche un amore fra due donne, insieme ad altre vicissitudini. Ritengo che si debba esprimere sempre più liberamente il concetto che ogni amore ha, ovvero il diritto di esistere e che ogni persona sia degna di rispetto, a prescindere dalle sue scelte e dal suo essere omosessuale, etero, bisessuale o transessuale. In questa società anche troppo omofoba è necessario che soprattutto la cultura divulghi un pensiero libero da schemi antiquati e distruttivi. Sono anche mamma di un ragazzo transessuale e so quanta sofferenza psicologica ha vissuto per divenire consapevole della sua disforia di genere. Non permetterò mai a nessuno di negare il rispetto e i diritti verso tutte le persone, a prescindere dell’orientamento sessuale. In futuro è mia intenzione tornare su questi argomenti. C’è ancora molta ignoranza e omofobia da combattere con la conoscenza e la cultura. Sostengo il “Gay Center”, perché attualmente ci sono ancora molti giovani respinti dalle loro famiglie per il loro orientamento sessuale e hanno bisogno di sostegno concreto, di accoglienza e vera amicizia.
Parliamo del “Coraggio di Giulia”, altro tuo romanzo. Giulia è il prototipo di tante che dovrebbero alzare la testa, mostrare coraggio e andare contro certi retaggi sociali?
“Il coraggio di Giulia” vuole essere per noi donne un invito a coltivare la propria indipendenza non solo economica, ma soprattutto psicologica. Nel passato la donna era abituata ad obbedire prima al papà poi al marito padrone. Un film che mi è molto piaciuto a riguardo e consiglio di vedere è: “C’è ancora domani” con Paola Cortellesi. Il femminismo e le battaglie sociali delle donne hanno già conquistato tanti diritti, ma c’è ancora molta strada da percorrere: ci sono ancora moltissime donne vittime di violenza e troppi femminicidi, segno che non è stato raggiunto un reale equilibrio. Probabilmente nel mondo maschile non c’è un adeguamento concreto al rispetto della libertà della donna. Anche per questo tutte noi non dobbiamo abbassare la guardia, ma continuare a coltivare la nostra indipendenza. Giulia è un’icona di grande libertà interiore: è possibile rinunciare al sostegno dell’amore maschile quando questo significa tradire i propri valori e la propria volontà. Giulia resta fedele a se stessa e recide relazioni insoddisfacenti. Lei potrebbe essere ognuna di noi: il suo coraggio è una dote straordinaria in una storia di vita ordinaria.
Cosa significa per te scrivere?
Amo scrivere, fin da quando ero ragazza ho sempre avuto una specie di “diario” o “quaderno del momento”, come lo chiamo io. Annoto di tutto: pensieri in libertà, ispirazioni, sogni, affermazioni positive, utili per la mia resilienza e altro ancora. Scrivere è un’attività per me anche liberatoria, terapeutica, mi aiuta a guardare in me stessa, a fare luce in ciò in cui la mia anima crede e a comunicare con chi mi vuole leggere.
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Foto, Giovanna Russo