Il vescovo accusa la crisi. Ma noi non ci crediamo, ecco perché…
L’AQUILA – Ragazzine di 14 anni, o anche meno, che vendono il proprio corpo per una ricarica telefonica…
La denuncia arriva da un medico, ma ciò che lascia perplessi sono le dichiarazioni del vescovo ausiliare dell’Aquila, Giovanni D’Ercole, il quale dice “Un fenomeno drammatico legato alla crisi”.
La cosa più importante che può fare una società per potersi evolvere è prendere coscienza della vera origine dei suoi problemi e non cercare di trarre affrettate e assurde conclusioni. Ebbene non si tratta di crisi.
2009: sulle pagine del “Corriere della Sera” si parla di ragazzine delle scuole medie che si esibiscono nude in chat online e ragazze del liceo che forniscono prestazioni per ricariche telefoniche, soldi (5 euro!) o un ipod.
Nello stesso anno a Parma ragazze più piccole si vendono per una ricarica, le più grandi per un iphone.
2007: siamo sempre a Parma. Un intero racket della prostituzione minorile viene smantellato. Le ragazzine di soli 14 anni erano state prima convinte a prostituirsi in cambio di una ricarica telefonica e poi erano rimaste intrappolate in quella rete tra sesso e droga.
Secondo un’indagine del 2010 di Save the Children, il 14% dei teenager italiani (il 10% dei minori di 15 anni) invia in rete proprie foto hot per poter ricevere ricariche telefoniche o altri regali.
La crisi non c’entra nulla (tant’è che nel 2007 siamo proprio in periodo pre-crisi economica) e chi ha occhi e orecchie lo sa. Questi fenomeni non sono nuovi, se ne sente parlare da parecchio tempo. Certo non per questo perdono la loro gravità. Anche nella nostra provincia e nella nostra città se ne sentono di cotte e di crude, ma se non è la crisi qual è allora la costante?
Il dito va puntato sull’educazione data, in cui agiscono combinatamente le reti parentali (la famiglia) e la televisione, che ahinoi è ormai diventata una vera forza di educazione parallela. Sono i media che educano alla svalutazione del proprio corpo, ma cosa ben più grave, sono i genitori e le varie figure di riferimento che non prestano attenzione a questi ragazzi e non sanno educarli su cosa sia giusto e cosa no.
La parola “sesso” nel nostro Paese fa ancora arrossire, meglio tacere e relegarla a un tabù. Se invece ne parlassimo maggiormente e ci fosse una vera educazione sessuale, certi problemi non li avremmo.
Ma noi siamo fatti così… preferiamo dare colpa di tutto alla crisi. Come disse Nanni Moretti in un suo grande film: “Continuiamo così, facciamoci del male…”