La pressione delle multinazionali contro la democrazia

Hong Kong: la democrazia fa paura alle multinazionali. Kpmg, Deloitte, Pricewaterhouse-Coopers, Ernst&Young, multinazionali che lavorano anche in Italia fornendo consulenze, certificando bilanci, dettando strategie imprenditoriali per un fatturato di 17 miliardi di dollari, hanno diffuso un appello congiunto contro l’introduzione di libere elezioni a Hong Kong. Con una inserzione in lingua cinese, e non a caso senza la traduzione in inglese, per tentare di evitare uno scandalo, hanno dichiarato che un referendum per introdurre un voto democratico, richiesto da una componente della cittadinanza, sarebbe una “minaccia verso la legalità locale” e accusano i promotori della democrazia di “perturbare la Borsa, le banche e le attività finanziarie, provocando danni inestimabili all’economia”.

E a rendere ancora più gravi queste dichiarazioni si aggiunge una minaccia esplicita: “Le multinazionali potrebbero spostare i loro quartieri generali da Hong Kong, intaccandone il ruolo come centro finanziario globale”. Mai il sostegno esplicito al regime autoritario di Pechino era giunto fino a teorizzare, da parte di imprese che lucrano sulle libertà economiche, la necessità di disgiungerle dalle libertà civili. Al momento la vergogna è tale che le centrali di New York e Londra delle suddette multinazionali fingono di non saperne niente.