Oggi, dopo aver raccontato la vita e l’opera di due grandi artisti, Käthe Schmidt Kollwitz e Mario Merz, vorrei concentrarmi su un compositore italiano che ritengo di grandissima importanza, benché non sia così conosciuto al grande pubblico, come tanti altri, Gian Francesco Malipiero.
Malipiero nasce a Venezia nel 1882 e muore a Treviso il primo agosto 1973. Da ragazzo studia al Liceo Musicale di Bologna con l’organista e compositore Marco Enrico Bossi, che lo introduce allo stile sinfonico del tardo romanticismo tedesco. In seguito intraprende da autodidatta lo studio dei maestri italiani del XVII e XVIII secolo e nel 1908 perfeziona i propri studi alla Hochschule di Berlino. Più tardi a Parigi, entrando in contatto con gli ambienti culturali del tempo, incontra Alfredo Casella, Maurice Ravel e Gabriele D’Annunzio. Per tre anni, dal 1921 al 1924 insegna al conservatorio di Parma. Particolarmente interessato alla musica antica italiana, decide di ritirarsi per la prima volta ad Asolo per redigere un’edizione completa delle opere del grande compositore italiano Claudio Giovanni Antonio Monteverdi. Più avanti nel 1932 riprende ad insegnare, questa volta presso il Liceo musicale di Venezia, divenuto poi Conservatorio Statale Benedetto Marcello, che dirigerà per diversi anni fino al 1952. Contemporaneamente svolge attività didattica all’Università di Padova, dove dirige anche l’Istituto Musicale Pollini. Poco tempo prima dell’entrata in guerra dell’Italia, nel 1939, al Teatro dell’Opera avviene la prima rappresentazione della sua commedia musicale in un atto “Il finto Arlecchino” diretta da uno dei più celebri direttori d’orchestra del tempo, Tullio Serafin. Nel 1941 sempre Serafin dirigerà a Roma la prima assoluta della tragedia lirica in tre atti Ecuba e nel 1952 si ritira nuovamente ad Asolo per dedicarsi alla composizione. Nel 1971, due anni prima di morire, smette di comporre. Malipiero non è stato solo un celebre compositore, ma anche un ottimo prosatore, un fine polemista, un eccellente critico musicale e un autore di raffinatissime memorie. Opere particolarmente importanti della sua prima fase creativa sono indubbiamente la Sinfonia degli eroi del 1905; la Sinfonia del mare del 1906; le Sinfonie del silenzio e della morte del 1908 e naturalmente l’opera Canossa composta nel 1911. Durante il suo soggiorno a Parigi è stato fortemente influenzato dallo spirito libero della cultura del tempo e da artisti come Debussy e Ravel, come si costata ascoltando le sue Impressioni dal vero per orchestra. Malipiero è stato un compositore di un incredibile talento e la sua produzione artistica abbraccia i più svariati generi musicali, dalle sinfonie, ai concerti, alla musica da camera, alla musica lirica, corale, e via dicendo. Forse Antonio Vivaldi non sarebbe così conosciuto oggi, se Malipiero non se ne fosse occupato in modo così approfondito. Che dire, un genio che non ha raggiunto la notorietà di un Igor Stravinsiky o di Ernest Bloch, ma che come artista non ha nulla da invidiare ad artisti eccelsi come Béla Bartók o Dmitrij Šostakovič. Ma in Italia facciamo sempre molta fatica a valorizzare i nostri talenti come dovremmo. In ogni caso, la sua musica c’è rimasta e chi la sa suonare ed interpretare lo farà anche in futuro e questo ci consola.
Tra le sue opere ricordiamo in particolare le Sette Invenzioni concepite originariamente come colonna sonora per il film Acciaio di Walter Ruttmann; il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra; le Fantasie di ogni giorno; la Sinfonia n. 9 “Dell’Ahimè”; la Sinfonia n. 11 “Delle cornamuse”; la Gabrieliana; l’ Omaggio a Belmonte; L’Orfeide; il Merlino mastro d’organi; il Torneo Notturno; Mondi celesti e infernali; Le metamorfosi di Bonaventura; Iscariota; la Sonata per violoncello e pianoforte; Sonata a tre per violino, violoncello e pianoforte; il Quartetto per archi n.5 “dei capricci”; il Quartetto per archi n.8 “per Elisabetta”; Le Stagioni Italiche per soprano e pianoforte; la Missa Pro Mortuis per baritono, coro e orchestra; Le Sette Allegrezze d’Amore per voce e strumenti; il Preludio e morte di Macbeth per baritono e orchestra; le Sette canzonette veneziane per voce e pianoforte; il dramma sinfonico Pantea; le 3 danze antiche; Pasqua di resurrezione; Preludio e fuga; Hortus conclusus; Preludio per chitarra e tra le pubblicazioni I profeti di Babilonia; Claudio Monteverdi; Stravinsky; Antonio Vivaldi; Il Filo d’Arianna; L’armonioso labirinto; Di palo in frasca e Così parlò Claudio Monteverdi.