Nel suo ultimo libro, “La vita che ci state rubando” (appena pubblicato da Castelvecchi), la giornalista e scrittrice Angela Camuso racconta, dall’inizio, i dieci mesi della pandemia da coronavirus. La Camuso, già vincitrice del “Premio Piersanti Mattarella”, nel novembre 2015, con il best seller “Mai ci fu pietà-La banda della Magliana dal 1977 a Mafia capitale”, ed. Castelvecchi, affronta la tematica del Covid-19 partendo da una prospettiva inedita, con il coraggio e la perizia, qualità proprie di una cronista di alto livello. Inviata di cronaca per le reti Mediaset, ha realizzato recentemente un reportage esclusivo per la trasmissione “Fuori dal coro”, condotta da Mario Giordano (in onda ogni martedì, su Rete4), dando voce al lavoro sul campo di centinaia di medici italiani, sparsi sull’intero territorio nazionale: nei servizi sono state raccolte le testimonianze di ex malati di Covid-19 e di numerosi dottori che, visitando al domicilio e tempestivamente i loro pazienti, somministrando loro le terapie appropriate, hanno salvato migliaia di vite umane. “Il mio libro è una riflessione politico-filosofica, nonché un’analisi sociale di ciò che è avvenuto da marzo 2020 a oggi, in relazione alla gestione della pandemia e alle misure restrittive adottate, misure con cui si è derogato dai principi della nostra Costituzione, adducendo a giustificazione l’emergenza sanitaria. L’inchiesta di “Fuori dal coro” si sofferma proprio sull’emergenza ospedaliera, divenuta tale perché ai malati sono state negate quelle cure domiciliari precoci, che garantiscono quasi sempre la guarigione, anche di soggetti anziani e affetti da patologie pregresse”, dichiara Angela Camuso. Lo scorso aprile numerosi medici avevano informato il Ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla prassi che stavano adottando in merito al problema sanitario, senza tuttavia ottenere risposta. “Curare i malati Covid con il paracetamolo, consigliando loro di rimanere in “vigile attesa”, come suggeriscono i protocolli ufficiali, è una follia” hanno dichiarato gli specialisti, intervenuti a “Fuori dal coro”. Prosegue la Camuso: “L’intera gestione della pandemia è stata condotta battendo sul rischio del contagio e diffondendo la paura che facesse da traino per ulteriori restrizioni”. L’attacco della giornalista è durissimo: “Il potere politico ci ha raccontato che l’avere limitato le nostre libertà personali era funzionale alla salvaguardia della salute di tutti, contro una realtà ben diversa”. L’analisi della giornalista scava in profondità, mettendo in luce le falle e le responsabilità di un sistema che, evidentemente, non ha funzionato. “Nel mese di marzo, in Lombardia, nei documenti ufficiali veniva consigliato ai medici di visitare solo pazienti con una sintomatologia non riconducibile al Covid. Tale esortazione veniva motivata con l’intento di prevenire i contagi tra il personale sanitario. Nessuno si è però posto il problema di quanto fosse necessario visitare i malati a casa, per arginarlo. Ma il problema si è ripetuto anche in occasione della seconda ondata”. Altro argomento scottante: quello delle terapie domiciliari precoci. Nel libro della Camuso e nei servizi trasmessi a “Fuori dal coro” sono emersi retroscena inquietanti: i medici intervistati hanno dichiarato che, se trattato ai primi sintomi e con i farmaci adeguati a una patologia di tipo infiammatorio, il Covid è gestibile, nella quasi totalità dei casi, fra le mura domestiche. Non solo: nei servizi andati in onda, i medici hanno sottolineato che, qualora si fossero applicati i protocolli corretti, si sarebbero potute salvare decine di migliaia di persone. Prosegue la giornalista: “I protocolli sanitari ufficiali hanno confuso e legato le mani ai medici, impedendo loro di prescrivere i farmaci idonei, in scienza e coscienza. Inoltre, nessuno, nei “palazzi”, si è preoccupato di mettere i sanitari nelle condizioni di sicurezza perché potessero visitare i malati Covid, a casa. Numerosi pazienti sono stati abbandonati: alcuni hanno avuto la fortuna di mettersi in contatto con le reti di medici che trattavano il Covid ai primi sintomi, evitando che la malattia progredisse a tal punto da richiedere il loro ricovero. Altri, purtroppo, sono stati lasciati in balia del destino. Abbiamo assistito a una degenerazione, che ha portato a mettere in discussione il diritto alle cure e il diritto alla libertà personale. Quest’ultima, quando talora ci è data, appare una gentile concessione del Comitato Tecnico Scientifico, i cui componenti non sono tutti uomini di scienza, ma piuttosto persone legate al potere politico”. L’emergenza si è, inoltre, trasformata in una sorta di “videopandemia”. Carta stampata e programmi tv hanno offerto spesso uno spettacolo poco edificante: “In tv hanno sfilato come in passerella molti medici, ridotti alla stregua di opinionisti, che hanno prodotto così l’effetto di confondere ulteriormente la popolazione”. Angela Camuso pone una serie di interrogativi: “Per quale motivo è stato sconsigliato l’uso di farmaci conosciutissimi che, se somministrati precocemente, sono in grado di trattare il Covid efficacemente, evitando ospedalizzazioni e decessi? Non sono state prese in considerazione le evidenze empiriche dei medici impegnati sul campo”. Più esattamente: “Perché si è privilegiata la logica secondo cui è possibile curare il Covid solo in uno stadio avanzato, in ospedale, anziché precocemente a casa? Per quale motivo i mass media hanno diffuso solo notizie di dove e come si diffondeva il virus, sciorinando bollettini quotidiani di malati e morti, senza che venissero contestualizzati e in assenza di campioni significativi? L’aspetto sconvolgente è che al cittadino sono state negate le libertà ed è stato privato della possibilità di conoscere la situazione reale”. L’inchiesta di “Fuori dal coro” proseguirà: “Giordano ed io siamo gli unici giornalisti del mainstream ad avere sollevato la questione”. Occupandosi da mesi della vicenda, Angela Camuso ha conosciuto medici di varie associazioni: “All’inizio ero scettica sull’argomento, poi ho ottenuto riscontri e conferme. Ho deciso di approfondire e di indagare, raccogliendo interviste e testimonianze firmate dai guariti, dai parenti delle vittime di questa gestione scellerata della pandemia e da quei medici che hanno curato con successo i loro pazienti, senza seguire i protocolli ufficiali, smentiti continuamente dalla loro esperienza diretta”.
Foto, Angela Camuso