L’otto settembre 1943 Vittorio Emanuele III e il Governo affidato a Pietro Badoglio si trasferirono dalla capitale italiana a Brindisi e successivamente a Salerno, mentre al nord nacque la Repubblica Sociale Italiana, conosciuta come Repubblica di Salò. La dicotomia tra le due realtà politiche e i primi governi, quello presieduto da Ivanoe Bonomi e poi da Ferruccio Parri, benché con accezione diversa, e il Comitato di Liberazione Nazionale, influenzeranno negativamente tutta la ripresa sindacale in Italia del dopoguerra.
Il Comando Militare alleato nel 1944 aveva disposto lo scioglimento di tutte le Associazioni corporative fasciste presenti sui territori liberati, riconoscendo ai datori di lavoro e ai lavoratori la possibilità di crearsi nuove organizzazioni professionali – ricorda Marco Pantaleoni nella sua tesi di laurea “La costituzione della Confartigianato”.
Per quanto concerne il settore artigiano possiamo affermare che il movimento sindacale postbellico nacque in meridione. Certamente con orientamenti variegati, dato che lo status giuridico dell’artigianato non era ancora stato fissato. Infatti, diverse associazioni artigiane si erano formate con l’influenza dei lavoratori, mentre numerose associazioni industriali ricostituirono presso le loro sedi le sezioni dell’artigianato.
Subito dopo la guerra da varie parti fu sollecitata l’unificazione di tutte le forze artigiane sorte nel frattempo. Tanto è vero che mentre a Roma si era costituito il Comitato Promotore dell’Associazione Generale, si era pure costituita una Confederazione delle Libere Leghe Artigiane Italiane. A Napoli invece nello stesso periodo si costituì la Confederazione delle Piccole Aziende e dell’Artigianato e sempre a Roma i rappresentanti artigiani dei sei partiti del CLN costituivano una Confederazione Generale dell’Artigianato Italiano.
Nonostante l’impegno profuso di unificazione delle varie realtà di rappresentanza artigiana, tale obbiettivo non riuscì. Tant’è che si costituì la Confederazione nazionale artigiani a Roma nel 1946.
Il primo congresso della CNA
Nel dicembre dello stesso anno si tenne a Roma in piazza Armellini il primo congresso della CNA che definì lo statuto della Confederazione. La neo costituita formazione si definiva «espressione di tutte le forze artigiane d’Italia» riflettendo l’ambizione di quell’unificazione mai raggiunta.
Le finalità del sodalizio consistevano nella promozione dello sviluppo economico e tecnico degli artigiani e di prestare la necessaria assistenza ovunque si trovassero ad operare, sia sul territorio nazionale che internazionale. Il tutto secondo un’ottica decisamente sindacale. La domanda di fondo era quella relativa all’identità artigiana, quindi un graduale superamento della segmentazione di mestieri troppo legata al vecchio sistema corporativo.
(Prima puntata, continua)