IL SASSO DEI BIMBI

Agli inizi del Novecento, dove a Torbole finiva la strada del lago di Garda, la romantica storia del pittore berlinese Hans Lietzmann si intrecciò con quella non meno affascinante del “Sasso dei bimbi” che la suggestione popolare aveva fatto diventare leggenda. Non molti anni dopo, entrambe quelle storie romantiche troveranno qui la loro fine. Un sogno cullato per secoli nelle limpide acque del lago, verrà sepolto per sempre dall’avanzare del progresso e della storia.  
Partiamo da un’antica fotografia a colori. È stata scattata verso la fine dell’800 a Torbole, sul Lago di Garda. Ritrae una bella casa a due piani, posta a pochi metri dall’acqua, e immediatamente di fronte ad essa si scorge un grande masso che esce dal lago. Chi è in grado di riconoscere i luoghi, potrà notare da subito un particolare importante: l’assenza della Gardesana Orientale, la strada scavata nella roccia qualche decennio più tardi e che oggi, costeggiando il grande lago, porta verso la pianura. 
Questo posto incantato, così ricco di poesia e di silenzi, fino agli anni Trenta del ‘900 rappresentava la fine della strada del Garda trentino. Oltre non si poteva più andare. Come a dire, che chi avesse voluto raggiungere Malcesine, il paese più vicino, avrebbe potuto farlo solo con una barca. Ma qui, poco lontano da questo luogo magico, dove la strada lasciava il posto all’acqua, ai tempi di questo fermo-immagine finiva anche l’Impero d’Austria-Ungheria e iniziava il Regno d’Italia. Difatti, Arco, Riva del Garda e Torbole erano le propaggini più a sud del Tirolo ed erano quelle stazioni climatiche dalla temperatura mediterranea che per i nobili austriaci e germanici erano posti di elegante villeggiatura e di salutari soggiorni terapeutici già dalla seconda metà dell’Ottocento.

Il Lago di Garda austriaco, però, non era solo per l’aristocrazia d’Oltralpe. Qui, da sempre il fascino del lago aveva richiamato da tutta Europa letterati e pittori. In particolare durante la Belle Époque le rive del lago avevano visto molti artisti attingere l’ispirazione dalla tranquillità dei luoghi, dalle brume mattutine, dai colori intensi degli olivi, dal lento navigare delle barche a vela dei pescatori.

Il 12 settembre 1786, a Torbole giunse pure Wolfgang Goethe, il grande scrittore e poeta tedesco, il quale, stupito per il clima temperato e abbagliato dalla bellezza dei luoghi, esclamò: “Quanto vorrei che i miei amici fossero qui con me e potessero godere della vista che mi sta dinanzi”.
Tuttavia, erano i pittori quelli che riuscivano a trarre dall’atmosfera del Garda le loro migliori idee. Fra questi, il bavarese Michael Zeno Diemer, l’ungherese Dezsö Köszegi Fangh, e il professore di Weimar, Hans Wilhelm Schmidt (alcuni loro dipinti sono conservati presso la  pinacoteca dell’Hotel Benaco a Torbole). Ma chi lasciò nella comunità del lago il segno più marcato, fu però Hans Lietzmann, un celebre pittore berlinese che a Torbole prese casa nei primi anni del secolo scorso.

In effetti, la fama di Torbole e del suo lago pare avesse raggiunto ben molto tempo prima gli ambienti artistici mitteleuropei.
Qualcuno, addirittura, oggi si spinge a sostenere che lo stesso Caspar Friedrich, il grande esponente dell’arte romantica tedesca, prese spunto da un viaggio sul Lago di Garda per dipingere il suo quadro più famoso, quello che passa sotto il nome di “Viandante sul mare di nebbia”, un uomo pensoso che guarda dall’alto di una roccia una distesa di nebbie e di picchi montani. 
Di quella circostanza, comunque, noi non abbiamo alcun riscontro. Quello che è certo, invece – ritornando a Hans Lietzmann – è che nel 1899 lui acquistò la casa che abbiamo visto nella fotografia di apertura, la ristrutturò, e nel 1907 ne fece un caffè-ristorante a cui diede il nome di “Paradiso”. Dal piano superiore ricavò la sua residenza-atelier, dove fondò una scuola di “nudo maschile all’aperto“, mentre al primo piano il caffè alla moda iniziò sin da subito a richiamare numerosi turisti d’oltralpe.

Ma fermiamo qui, per un attimo, questa storia affascinante, così da poter fornire ai lettori un doveroso chiarimento. Tutte i dipinti dei pittori di cui abbiamo parlato finora riportano uno strano e inquietante particolare al centro: un grande masso che sporge dalle acque del lago. Chi non l’avrà notato, ora si starà chiedendo – ancora più curioso – cosa esso sia. Vediamola dunque di nuovo questa roccia misteriosa, stavolta però da una prospettiva diversa fissata su di un’altra stupenda cartolina di inizi ‘900.

Il Caffè Ristorante Paradiso a Torbole

Essa ritrae la casa di cui parlavamo, vista dall’alto fra gli olivi che la circondano. È una casa a due piani, con tetto di tegole e gli scuri azzurri alle finestre.
Il lago è subito sotto e poco più in là si scorge bene, di nuovo, quella grande roccia allungata che sporge dall’acqua.
L’edificio, come dicevamo, è il “Café Paradiso” del pittore Lietzmann, con al piano superiore il suo atelier artistico. Chi all’epoca ebbe la fortuna di frequentarlo, lo descrisse come un luogo magico, soprattutto durante i tramonti d’estate “quando il sole dipinge le pareti di rosso vivo, mentre all’imbrunire la roccia su cui poggia l’edificio inizia piano piano a rilasciare il calore del giorno.” Ma perché mai tutti questi pittori – e si badi bene, ne abbiamo citati solo alcuni – si presero la briga di immortalare nelle loro opere quella roccia tozza e inclinata affiorante dal lago?

Cosa si nasconde o si nascondeva dietro a quel bizzarro interesse?
Nel rispondere a tale domanda, daremo conto (era ora! dirà qualcuno) del curioso titolo con cui abbiamo aperto questa storia. Dunque, se il luogo era magico, non di meno lo era la leggenda che avvolgeva il “Sasso dei Bimbi”, il masso solitario che si ergeva dal lago e che allora a Torbole tutti conoscevano bene.
Sasso dei Bimbi”: ma che significa?
Lo strano nome era dovuto ad un altrettanto strano fenomeno naturale. Si racconta, infatti, che le acque del lago accarezzando quella pietra distesa su di un fianco, provocavano un suono singolare, prolungato, molto simile al vagito di un neonato. Per questo motivo l’immaginario popolare, da secoli indicava qui il luogo in cui le levatrici andavano a raccogliere i neonati, richiamate da quella specie di pianto ininterrotto. Nella tradizione del paese, i bambini, anziché nascere sotto i cavoli, oppure portati dalla cicogna, venivano infatti al mondo proprio lì, in quel tranquillo specchio d’acqua, cullati dolcemente dalle onde, sotto il sasso baciato dal lago.

La costruzione della strada Gardesana Orientale

Strani suoni e voci lontane, quindi, evocate dalla natura, forse simili a certi fenomeni oggi meglio conosciuti, ma che a quell’epoca, però, avevano avvolto il “Sasso dei Bimbi” di un alone misterioso e fantastico che si era poi sparso, come tutte le leggende, anche fra gli abitanti e fra i numerosi ospiti del lago, vicini e lontani.
Parliamo al passato perché oggi i bambini di Torbole non nascono più in quel luogo incantato. Con molta probabilità lo farebbero ancora volentieri, ma è stato loro impedito di continuare a nascere e a piangere qui in riva al lago.

Torbole negli anni Venti

Infatti, attorno agli anni Venti e Trenta del secolo scorso, avvenne un doppio “delitto”. Il primo, a danno dello stesso Hans Lietzmann, il quale, come dicevamo, aveva aperto una “scuola di nudo” ben presto diventata molto famosa sia in Austria che in Germania. Dopo la Prima Guerra Mondiale, al passaggio del Trentino all’Italia, e in particolare dopo il 1922 con l’avvento del Fascismo, pare che all’artista (in quanto cittadino straniero), furono espropriati tutti i suoi beni in riva al lago in virtù di leggi promulgate dal regime. Così, il “Café Paradiso”, già danneggiato durante la guerra, venne chiuso per sempre e con esso il luogo iniziò a perdere quella straordinaria “magia” che aveva accumulato nel corso degli anni precedenti.

Ciò che rimane oggi del “Sasso dei bimbi”

Il secondo “delitto” accadde una decina di anni dopo, quando fu deciso di costruire la strada attorno al lago. Forse si poteva evitare, forse no, fatto sta che il “Paradiso” fu brutalmente abbattuto per lasciare spazio alla nuova via di comunicazione.
E con esso, pure il “Sasso dei Bimbi” subì la stessa sorte: come corpo morto, prima venne in parte ricoperto dalla strada, più tardi fu definitivamente sepolto sotto un terrapieno, che oggi si trova di fronte al Residence Torbole, “uccidendo” di colpo un sogno e facendo scomparire per sempre la memoria secolare di tanti bambini nati e cresciuti in quella dolce e romantica illusione.