Ognissanti, il vescovo Muser sulla cultura funeraria cristiana

In occasione delle giornate di Ognissanti e commemorazione dei defunti, il vescovo Ivo Muser richiama al significato centrale della cultura funeraria cristiana, rimarca il carattere pubblico del rito delle esequie e ricorda che la dispersione anonima delle ceneri non corrisponde alla cultura funeraria cristiana. Domani, mercoledì 1° novembre il vescovo celebra la ricorrenza di Ognissanti con una Santa Messa a Brunico alle 9, seguita dalla benedizione del cimitero ampliato. Nel pomeriggio, come da tradizione, il vescovo presiede la liturgia al cimitero di Bolzano-Oltrisarco alle 14.30. Nel giorno dedicato ai defunti, giovedì 2 novembre, il vescovo celebra un requiem a Gais, suo paese natale, alle 19.

Di seguito il messaggio del vescovo per le giornate di commemorazione dei defunti:

“Saremo tutti ciò che sono ora i nostri defunti

Ci aspettano giorni significativi, quello di Ognissanti e la Commemorazione di tutti i defunti. Li colgo come un’opportunità per richiamare la nostra attenzione sull’importanza della cultura funeraria di noi cristiani.

I nostri cimiteri sono per noi importanti e sacri, perché sono i luoghi della memoria, del lutto, della riconciliazione, della commemorazione e della preghiera. La cura delle tombe, le candele accese, la visita al cimitero, la preghiera personale e comunitaria per i nostri cari, la celebrazione dell’anniversario e della Santa Messa per i nostri defunti sono espressioni di un approccio di fede al mistero della morte e a quelle persone che sono passate all’altra vita.

L’esposizione del feretro e la veglia funebre sono una parte importante della cultura funeraria cristiana. I giorni che intercorrono tra la morte e la sepoltura offrono tempo per i ricordi, per l’amore, la gratitudine e la stima. Non si deve avere l’impressione e generare una mentalità secondo cui il corpo viene semplicemente “smaltito”. Il corpo senza vita ha la sua dignità. Riunirsi in preghiera per il defunto ha un significato religioso ma anche sociale.

La celebrazione delle esequie deve essere espressione della celebrazione della morte e della risurrezione di Cristo, non della persona defunta – come invocazione per lei e come speranza pasquale per noi che siamo ancora in cammino verso la grande meta. Canti, testi e segni devono essere scelti con cura e in sintonia con lo spirito della celebrazione liturgica. Una celebrazione delle esequie nella “cerchia familiare più stretta” o “in assoluta riservatezza” dimentica che ogni persona ha vissuto in un ambiente sociale fatto di altre persone, e che anch’esse hanno il diritto di dire addio. Questo commiato può essere anche un atto di riconciliazione. Celebrare il funerale in chiesa ha un carattere pubblico, proclama la speranza della vita eterna e intende la preghiera per il defunto come l’ultimo servizio d’amore della comunità cristiana.

Il nome di una persona è parte della sua identità; è anche espressione dell’unicità e della singolarità con cui Dio distingue ogni creatura. Per questo motivo le tombe dovrebbero sempre riportare i nomi dei defunti. Il luogo di commemorazione dove si custodiscono le urne cinerarie dovrebbe includere anche il nome e un simbolo cristiano, ad esempio la croce. La dispersione anonima delle ceneri di un defunto non corrisponde alla cultura funeraria cristiana.”

Il modo in cui ci rapportiamo ai nostri defunti dice molto del nostro atteggiamento nei confronti della vita, e il nostro attaccamento a loro è espressione della nostra fede pasquale: “Credo …la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna”.

La festa di Ognissanti e la Commemorazione di tutti i defunti ci dicono: nella morte è la vita. A tutti auguro giorni di raccoglimento e di speranza.”