Riforma costituzionale, il “premierato” di Meloni

Elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri: approvato il disegno di legge.

Rende noto il 57esimo comunicato stampa del Consiglio dei ministri che il disegno di legge costituzionale, sotto il nome “Ddl Casellati”, relativo l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri è stato approvato all’unanimità. Si intende così rafforzare la stabilità e la durata dei governi, la cui assenza, secondo la Premier Meloni, “ha creato un problema di credibilità internazionale”. Durante la conferenza stampa, la Presidente del Consiglio ha sottolineato i due punti fondamentali su cui si poggia questa proposta. In primis per concedere al singolo cittadino il diritto di “decidere da chi farsi governare”; poi per garantire che, chi dovesse venire eletto e quindi messo al timone del governo, lo possa fare con “stabilità”.

Il testo opera su cinque proposte. Innanzitutto, se la riforma dovesse essere attuata, il premier verrebbe eletto a suffragio universale popolare, tramite una medesima scheda, nel momento in cui si voterà per le Camere. La durata dell’incarico si fisserebbe sui 5 anni, in modo da portare stabilità al Governo e al suo indirizzo politico. Il presidente del Consiglio potrebbe essere sostituito unicamente da un parlamentare della maggioranza, al fine di proseguire nell’attuazione del programma del Governo in carica. Se il mandato dovesse cessare, allora ne conseguirebbe lo scioglimento delle Camere. Cambierebbe anche il sistema elettorale delle camere. Infatti, il partito o la coalizione di partiti collegati al Presidente del Consiglio riceverebbe il 55% dei seggi parlamentari, per assicurare la governabilità. Infine, non sarebbe più possibile nominare i senatori a vita, mantenendo, però, i senatori attualmente eletti.

In chiusura si comunica inoltre che il testo si ispira a una “minimale” modifica della Costituzione vigente, cosicché la continuità con la tradizione costituzionale venga mantenuta e le prerogative del Presidente della Repubblica, figura chiave dell’unità nazionale, vengano preservate.

Le opposizioni rimangono fermamente contrari alla riforma. Elly Schlein, segretaria del Pd, la definisce una “schifezza”, intravedendo uno “stravolgimento della Costituzione e della Repubblica parlamentare”. Anche il leader del M5S Giuseppe Conte sostiene che, così come il Ddl è stato presentato, “distruggerebbe l’equilibrio dei poteri, rendendo il Capo dello Stato nient’altro che un passacarte”. Si attenderà un confronto parlamentare con tutte le forze politiche per rendere più efficiente e funzionale il sistema governativo italiano, senza, però, stravolgerlo.

Per evitare un referendum nel 2025 che, come si ricorda ai tempi del governo Renzi, potrebbe non andare come si spera, si dovrebbero cercare, tra le opposizioni, 35 esponenti nelle due camere (21 deputati e 14 senatori) favorevoli alla riforma. E se il referendum ci sarà, chissà se questa volta ci convinceranno.