Cresce la preoccupazione delle imprese italo-tedesche causa la congiuntura economica italiana

In occasione del tradizionale “Business Outlook” a Milano, la Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien) ha presentato oggi all’ultimo piano della Torre PwC, sede milanese di PwC Italia, i dati di un sondaggio sulle aspettative di business delle aziende tedesche in Italia per il prossimo anno, svolto nell’ambito delle indagini periodiche realizzate dalle camere di commercio tedesche all’estero. Le evidenze del sondaggio sono state al centro di una tavola rotonda di vertici aziendali.

Nel valutare la propria situazione attuale, circa un’azienda su dieci afferma di vivere un periodo di difficoltà: il dato è in aumento rispetto alla rilevazione di aprile, quando era il 5,4%. Sei mesi fa, il 13% dichiarava di aspettarsi un peggioramento, una percentuale paragonabile a quella delle aziende che, oggi, dicono di vivere effettivamente un periodo negativo. In generale, però, nel valutare la propria situazione attuale, prevale la stabilità (45,3%), con circa il 42% dei rispondenti che valuta positivamente le proprie condizioni attuali.

Nella proiezione al prossimo anno, il dato prevalente è di cauto ottimismo, con quasi la metà del campione (47%) che dice di aspettarsi miglioramenti, anche se rimane quasi un 10% di aziende che teme un peggioramento.

Rispetto alla rilevazione di aprile, aumentano i timori legati alla congiuntura economica italiana: il 27% delle aziende prevede un’evoluzione negativa (vs 20% ad aprile), un dato che un anno fa era arrivato al 45%. Anche in questo caso, la parte maggioritaria del campione (58%) si aspetta stabilità.

In un quadro di prospettive economiche incerte, emerge una situazione abbastanza diversificata in tema di investimenti: il 29,5% del campione li prevede in aumento, il 10,5% in diminuzione (o non prevede alcun investimento), con una netta maggioranza delle imprese (60%) che prevede stabilità. Si rileva che è in costante calo, nell’ultimo anno, la percentuale di aziende che dichiara di non poter investire o di dover ridurre le risorse investite (14,4% ad aprile 2024, 24,6% un anno fa). Complessivamente positive le prospettive occupazionali (crescita per il 39%, stabilità per il 51,6%).

I maggiori rischi avvertiti dalle imprese restano sostanzialmente invariati: calo della domanda (che cresce ulteriormente, al 62%), scelte politico-economiche (44%), mancanza di competenze specifiche (40%). Il timore per le scelte politiche sale al secondo posto, in linea con i timori sull’evoluzione della congiuntura nel nostro Paese.

Nel valutare, più in generale, i fattori che influenzano la competitività, le aziende vedono positivamente i requisiti di sostenibilità (49,5%) e gli interventi statali (36,8%, pur a fronte di un 46% che li ritiene ininfluenti). Il 64,2% del campione, infine, non nota cambi di percezione del Made in Germany da parte dei consumatori negli ultimi cinque anni.

«In questa tradizionale rilevazione di fine anno, ci troviamo di fronte a una porzione crescente di aziende che segnala un momento di difficoltà e che, in modo ancor più importante, teme un peggioramento della congiuntura nei prossimi mesi, un dato in linea con il contesto economico attuale, le proiezioni per l’immediato futuro e l’andamento del commercio tra Italia e Germania», ha dichiarato Monica Poggio, Presidente AHK Italien e AD di Bayer in Italia. «Tuttavia, le imprese italo-tedesche si dimostrano salde nel proseguire sulla strada dell’innovazione, con la metà del campione che vede nella sostenibilità un fattore che rende il proprio business più solido e competitivo, e non un semplice insieme di requisiti ai quali adeguarsi. Per crescere e svilupparsi, le aziende non possono più prescindere da un iter strutturato d’innovazione di prodotti e processi. Su un piano diverso, lo stesso vale per i nostri due Paesi e per l’Europa nel suo complesso: nel contesto globale, il nostro Continente è in affanno sul fronte dell’innovazione, e ora la via per una maggiore competitività passa necessariamente dalla ricerca e dall’indipendenza tecnologica».