Andare incontro alle esigenze di quelle mamme e quei papà che si astengono dal lavoro per accudire i figli e/o assistono i famigliari non autosufficienti. È questo l’obiettivo principale che si prefigge la giunta approvando la modifica della legge regionale del 18 febbraio 2005. “Dopo l’emergenza sanitaria che ha generato una crisi economica dobbiamo evitare che si verifichino situazioni di povertà – ha spiegato il Vicepresidente della regione con delega alla previdenza sociale. In particolare, ci rivolgiamo a quelle donne che dovendo occuparsi dei propri bimbi non possono lavorare”. La riforma prevede, infatti, un contributo previdenziale per accudire i propri figli fino al terzo anno di vita o entro tre anni dalla data di adozione. Potranno beneficiare dell’aiuto da parte della regione anche i lavoratori con un contratto a tempo parziale e i liberi professionisti dopo il congedo di maternità. In lista si potranno mettere anche i lavoratori autonomi e i privati per i periodi di aspettativa non retribuita. Ma la vera novità è che per queste due categorie non c’è più l’obbligo di usufruire del congedo parentale. Entrando nel dettaglio e facendo un esempio pratico si vuole estendere i contributi, a sostegno della previdenza complementare, anche ai collaboratori domestici che, oltre ad avere una scarsa tutela in caso di malattia, svolgono poche ore a settimana e versano contributi molto bassi senza avere la possibilità di fare dei versamenti volontari.
In secondo luogo, si vuole rendere autonoma la verifica degli estratti conto e dei dati dell’Inps che non sono sempre tempestivamente aggiornati. Il rischio è che la situazione contributiva dichiarata al momento della domanda non coincida poi con quella verificata. “Vogliamo quindi snellire l’istruttoria delle pratiche, sburocratizzare ed erogare in maniera più rapida dei contributi regionali – conclude il Vicepresidente della regione. È fondamentale che i cittadini abbiano le risposte dagli enti pubblici nel più breve tempo possibile. Vogliamo rendere consapevoli le persone che esistono queste prestazioni che con soldi pubblici danno una mano alle persone in difficoltà a maggior ragione in questo periodo di emergenza da Covid-19”.