Il paziente viene prima della malattia, così Il Papavero Der Mohn

Domenica 28 maggio torna la Giornata del Sollievo organizzata dal Ministero della Salute, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province e dalla Fondazione Gigi Ghirotti e giunta alla sua ventiduesima edizione. Il momento giusto per fare il punto sulle cure palliative (e non solo) con l’associazione bolzanina Il Papavero Der Mohn
Il sollievo come presente da valorizzare e futuro da conquistare. In tutta Italia vengono organizzate iniziative e momenti di condivisione per approfondire queste tematiche, spesso respinte anche in ossequio ad alcuni forti tabù psicologici.
In Alto Adige l’associazione Il Papavero Der Mohn si occupa quotidianamente di cure palliative e della filosofia del sollievo. Non solo, è in prima linea per un approccio ai pazienti che sia sempre molto umano, empatico e attento alle esigenze fisiche ma anche psicologiche e spirituali. “Sono tre i pilastri attorno ai quali è strutturata la Giornata del Sollievo – spiega la presidente Mara Zussa de Il Papavero Der Mohn  –e sono le cure palliative, la terapia del dolore e l’umanizzazione”. Le prime due sono chiare ma la terza? “Raccoglie tutti gli aspetti collegati alla cura del paziente dal punto di vista umano. Per esempio rapporti con i medici o i sanitari, benessere e opportunità di svago artistico. All’ospedale di Bolzano questi compiti sono affidati al Comitato Miglioramento Qualità Percepita dal Paziente che si occupa, per esempio, delle esposizioni d’arte nel foyer dell’ospedale e delle iniziative parallele”.
Entriamo, però, in medias res con le cure palliative. “L’impegno è sempre massimo e i traguardi importanti. Chiaramente il periodo del Covid ha frenato anche tutte le attività di volontariato ma ora siamo tornati a pieno regime”. Meglio definire con esattezza, però, gli ambiti di intervento. “Spesso si pensa che si occupino esclusivamente di malati oncologici ma, in realtà, riguardano tutte le malattie degenerative. Per esempio SLA, Parkinson, cardiopatie, malattie respiratorie o demenza. Non è nemmeno corretto dire che si occupino unicamente di alleviare il dolore perché abbracciano tutti i bisogni psicologici, sociali e spirituali del paziente e della sua famiglia”.
Come operano, però, nel concreto le cure palliative? “Un’equipe multiprofessionale cerca la strada migliore affinché il paziente possa affrontare il tratto di vita più difficile. Medici, infermieri, psicologi, operatori socio sanitari ma anche fisioterapisti, nutrizionisti, logopedisti e musicoterapisti affiancati da volontari e assistenti spirituali collaborano, secondo le proprie competenze per rendere il percorso più sereno possibile. La stella polare da ricordare sempre è che Il paziente non è la sua malattia. Ha un nome, una storia, dei desideri, dei bisogni, una dignità. È una persona unica e speciale e come tale va trattata”.
I numeri offrono una dimensione significativa del bisogno di cure palliative sul territorio altoatesino. “Il fabbisogno in provincia – continua Zussa –è di 3.500 pazienti l’anno tra malati oncologici e non. Il sistema, tuttavia, riesce a raggiungere i 1.500 pazienti annuali. In tutto abbiamo a disposizione 29 posti letto tra Bolzano (12), Merano (12) e Brunico (5). Purtroppo non abbiamo ancora nulla sul territorio di Bressanone”.
Inevitabile, però, chiedersi dove si possa migliorare. “Nelle cure palliative domiciliari l’Alto Adige potrebbe fare molto di più. Non è semplice, ce ne rendiamo conto. Significa investire in modo deciso in personale ma non solo: anche nella sua formazione. Oggi abbiamo carenze su entrambi questi fronti. Lo sappiamo che chiediamo un investimento in tempi dove è difficile affrontare persino le spese ma il futuro è sicuramente quello per una sanità che vuole descriversi come attenta ai suoi pazienti in modo totale. La differenza tra l’essere assistiti in un hospice o a casa propria è evidentissima anche solo ad immaginarsi le due situazioni. Lasciando, chiaramente, inalterato il valore dello straordinario lavoro del reparto del San Maurizio”.
L’impegno informativo de Il Papavero su tutti questi argomenti non si esaurisce, chiaramente, con la Giornata del Sollievo. “Stiamo strutturando –spiega Zussa – degli incontri con piccoli gruppi che si conoscono tra loro. Soci di associazioni, squadre sportive, gruppi parrocchiali o classi scolastiche per fare degli esempi. Questa situazione ci permette di evitare la lezione frontale che non sempre permette un reale rapporto fatte di domande, curiosità e risposte. Quando, invece, i partecipanti si conoscono e i gruppi sono piccoli è più facile entrare in queste dinamiche. Chiunque avesse voglia di provare questo tipo di incontro informativo non deve far altro che contattarci. Siamo sempre disponibili” – conclude Mara Zussa.

Foto@Il Papavero Der Mohn