L’Affresco Bolzanino che riempie le sale

Foto, Patrizio Zindaco, Claudio Calabrese, Mara Da Roit e Luca Dall’Asta/c-Ivan Perretta
Foto, Patrizio Zindaco, Mara Da Roit e Luca Dall’Asta/c-Franca Carol
Foto, Patrizio Zindaco, Mara Da Roit e Luca Dall’Asta/c-Franca Carol

Sala gremita, ovvero successo di pubblico? Sì, un assioma che sicuramente calza sullo spettacolo multimediale «Affresco Bolzanino», portato in scena nei giorni scorsi da New Eos PerformingArts al Cirolo Cittadino di Bolzano. Eppure un commento alla performance tratta dal libro di Claudio Calabrese “Bolzano nel segno dei tempi”, edito da Praxis, può permettersi di guardare oltre all’aspetto numerico. Perché a prescindere dall’affluenza tale da costringere gli organizzatori (associazione Unuci in collaborazione con il Circolo Cittadino) ad aggiungere posti a sedere fino ai limiti del possibile, il bilancio per gli interpreti e per l’autore dell’opera di cui era proposta la riduzione scenica è stato reso rotondo dal feedback a posteriori. Il che non è mai cosa scontata: ma è certamente quella che conta più di ogni altra.

È stata una platea soddisfatta e arricchita quella che ha lasciato la sala. Lo si è potuto evincere dalle voci e dai commenti raccolti al termine: un’ora volata… mordente tenuto senza cali… tanti stimoli acquisiti… zero noia… la voglia di recarsi subito a scoprire o riscoprire anche sul campo, cioè per le vie di Bolzano, le chicche sul cui conto si è visto e appreso durante lo spettacolo… o comunque il proposito di osservarle con occhio più attento e consapevole.

In effetti la miriade di cognizioni, informazioni e spigolature veicolate con agilità dai performers Mara Da Roit (voce narrante femminile, autrice della riduzione) e Patrizio Zindaco (voce narrante maschile) attingendo al libro di Calabrese, con l’accompagnamento delle piacevoli musiche di Luca Dall’Asta e di un ricco contingente di immagini inedite, completate da alcune testimonianze d’epoca, ha catalizzato la composita platea. “Per quanto a conoscenza nostra e dell’autore – osservano gli artisti – sappiamo esservi stati fra il pubblico anche spettatori di Laives, Merano e Bressanone, ma poi chissà, magari c’erano persone anche di altra provenienza; in tutti i casi una vera e autentica soddisfazione, dato che il nostro spettacolo, alla pari del libro da cui è tratto, si rivolge tanto ai bolzanini quanto agli altoatesini di altri luoghi, e in generale a chi desideri saperne di più sul conto di Bolzano.”

Diverse anche le persone viste intente a fotografare durante la rappresentazione le varie preziosità e siti di Bolzano che si sono susseguite sullo schermo in sintonia con la narrazione: quasi a voler portare con sé, in forma tangibile e a mo’ di promemoria, gli input raccolti.

Vale la pena di annotare come il filo conduttore della performance fosse la città capoluogo dell’Alto Adige ad ampio spettro e in accezione molteplice: i suoi luoghi, le innumerevoli preziosità e ricchezze piccole e grandi, più e meno nascoste, pillole di storia, e ancora i personaggi, gli spunti d’arte, l’aneddotica. Davvero tante cose, che nella riduzione scenica della durata di circa un’ora (stante la comprensibile esigenza di sacrificare alcuni contenuti rispetto al libro, per non uscire dai tempi teatrali) hanno tenuto banco senza perdere di dinamismo e senza al tempo stesso cadere in un approccio didattico che sicuramente non avrebbe tenuto la scena.

Merito da un lato della qualità del libro alla base del tutto, frutto di accurata preparazione, indagine, spulciatura di documentazione da parte di un Calabrese mai prolisso oltre il necessario e tuttavia attento e meticoloso, spinto dal suo stesso desiderio – in quanto meranese – di conoscere meglio Bolzano. Merito, dall’altro lato, del riuscito mix che vedeva intrecciarsi testi letti professionalmente (ma: “privilegiando un approccio misurato e non teatralizzato”, a detta degli stessi artisti), musiche avviluppate alle parole o anche, talora, previste come azzeccati interludi, e una carrellata di immagini capaci di dare consistenza pluridimensionale ovvero proiezione visiva alle parole.

Format vincente non si cambia. Non sorprende perciò che una volta di più la compagine altoatesina abbia costruito il suo «Affresco Bolzanino» in base alla formula multimediale che sempre l’ha contraddistinta nei suoi oltre dieci anni di attività, dando luogo a proposte capaci di coniugare lo spettacolo e l’intrattenimento all’aspetto informativo, se non addirittura alla cultura.

Nel complesso, i punti su cui si è acceso il focus sono riusciti non solo a tratteggiare il capoluogo nella sua estetica e nelle sue fattezze, a evidenziare le innumerevoli attrattive che già da sole rendono meritevole (e quasi d’obbligo per chi ci vive o la frequenta) conoscere Bolzano, non solo a riportare nel presente personaggi particolari che nell’odierno capoluogo altoatesino sono nati, o periti, o vi sono passati nel corso del tempo, ma anche a dare delle chiavi di lettura rispetto al passato, così da poter meglio interpretare e forse capire il presente, la Bolzano e l’Alto Adige di oggi.

Spettacolo quindi a cui augurare di raggiungere ulteriormente i quartieri, le biblioteche, i siti culturali cittadini, magari anche le scuole, ma anche e con convinzione le località del circondario e periferiche: se è vero com’è vero che conoscere il luogo attorno al quale gravita la propria esistenza dovrebbe essere la base, da cui sviluppare poi le conoscenze del mondo. Ma comunque: non è mai troppo tardi.

Foto, Patrizio Zindaco, Mara Da Roit e Luca Dall’Asta/c-Ivan Perretta