Lettera aperta al Presidente della Giunta Provinciale incaricato Arno Kompatscher

ANPI è un ente morale riconosciuto dalle istituzioni, erede dei protagonisti della lotta di liberazione, che ha come suoi compiti istituzionali la promozione di quella memoria viva e l’attuazione dei valori della Costituzione nata dalla Resistenza e, come Lei sa, anche nella drammatica, complessa e contraddittoria storia della nostra terra, abbiamo sempre cercato di contribuire alla costruzione dell’autonomia e della convivenza. Non spetta a noi, certo, entrare nel merito della composizione dei governi, tanto meno delle scelte delle diverse formazioni politiche, ma NON POSSIAMO TACERE sul fatto che le attuali trattative da Lei condotte sulla futura Giunta provinciale, rischiano seriamente, di mettere in discussione valori fondamentali che investono i diritti e la dignità delle persone, il pluralismo e la sostanza dell’autonomia e della convivenza. Valori, ai quali Lei si è richiamato spesso negli anni scorsi con affermazioni nette, coraggiose e innovative alle quali oggi non sembrano seguire comportamenti conseguenti.
Al di là delle rassicurazioni, dei “preamboli”, delle garanzie verbali, o scritte sui documenti ufficiali, che, pure, hanno il loro valore, conta, infatti, l’agire concreto della politica e delle istituzioni ieri, oggi, domani.

La tutela dei diritti inalienabili delle persone e delle minoranze, è la base della civile convivenza, e non può, ovviamente, essere messa in discussione a colpi di maggioranza, tantomeno con semplici provvedimenti amministrativi. Sul tema dell’ordine pubblico e della sicurezza della cittadinanza, per esempio, si stanno prospettando provvedimenti assolutamente inaccettabili, controproducenti, inutili e già falliti dove sono stati sciaguratamente sperimentati, motivati come sono dalla mera necessità di rincorrere demagogia e populismi vari, anziché, dalla soluzione dei problemi. Si tace, invece, forse, non a caso, o si ribadiscono posizioni inaccettabili, su questioni molto più preoccupanti come la violenza di genere, i pericoli della criminalità organizzata, la sicurezza sul lavoro, il razzismo o l’omobilesbotransfobia.

Si aggiunga, inoltre, che una riforma dello Statuto di autonomia, che, peraltro, è legge costituzionale e la cui eventuale modifica deve essere approvata a maggioranza assoluta con doppia lettura dal Parlamento, non può non essere fondata sul dialogo e su una larga condivisione. Colpisce, per esempio, che le commissioni paritetiche dei 6 e dei 12, da tempo, non informino più, periodicamente, in modo trasparente, il Consiglio Provinciale, il Parlamento e l’opinione pubblica, sui contenuti delle norme di attuazione in discussione al fine di garantire partecipazione e condivisione. Materie così delicate non possono e non devono ridursi a mera materia di scambio per trattative politiche e istituzionali limitate a ristretti gruppi dirigenti di alcuni partiti e ad una parte del Governo, assai poco trasparenti e che sembrano finalizzate a rilanciare un anacronistico progetto “etnico” di “piccole patrie”, anziché un vero rinnovamento dell’autonomia nel segno della partecipazione, del dialogo, della condivisione, dell’apertura, ma anche del recupero di un’efficienza che, sotto i colpi di “lobby di interesse” influenti, ha subito colpi durissimi in molti settori strategici. Più che di “competenze” sarebbe il caso di ascoltare la società civile e trovare nuove soluzioni avanzate anche per quelle norme, ormai anacronistiche e incomprensibili, che limitano lo sviluppo della nostra terra.

La sfiducia crescente delle cittadine e dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni meriterebbe ben altre risposte e un ben diverso ascolto della società civile. Qualunque sia la conclusione delle trattative in atto, i valori fondativi di libertà e convivenza che anche nei momenti più bui e tristi della nostra storia, donne e uomini coraggiosi e lungimiranti, spesso vilipesi in nome del senso comune, hanno saputo salvaguardare e trasmetterci, saranno la stella polare in grado di orientare il cammino della nostra terra.

Distinti saluti e buon lavoro

Il Presidente di ANPI Alto Adige/Südtirol Guido Margheri